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All'indomani della chiusura del bilancio 2018 con la maxi perdita da 289 milioni di euro, abbiamo intervistato il presidente di Coop Alleanza 3.0. Un lungo colloquio nell'ufficio al settimo piano del palazzo Coop a Castenaso. La sigaretta quasi sempre accesa, il portatile su una scrivania sgombra e un antistress giallo col quale giocherellare, Adriano Turrini sa che il momento è difficile, che quello che è uscito in sede di bilancio è un 'numeraccio' come egli lo definisce, ma non mostra alcuna incertezza su un punto chiave al centro delle preoccupazioni dei quasi 400mila soci Coop Alleanza 3.0: il prestito soci non è a rischio perchè - assicura - abbiamo scelto di avere un portafoglio estremamente liquido e in grado di restituire in ogni momento, qualora venisse richiesto, tutto il prestito soci.
Presidente, come si è arrivati a chiudere il bilancio in modo così negativo?
'La gestione della Coop è ancora in perdita e col passato bisogna farci i conti. Detto questo la gestione caratteristica, pur restando negativa, è migliorata di 20 milioni sul 2017. Abbiamo quindi deciso di operare in trasparenza con accantonamenti e svalutazioni immobiliari e finanziarie utili a puntare all’immediato rilancio che abbiamo previsto col Piano Industriale 19-22. Le faccio un esempio: come noto abbiamo deciso di ricollocare 700 dipendenti (per 350 di loro è già stato trovato un posto di lavoro) anche attraverso incentivi all'esodo qualora non venissero accettate le nuove mansioni. Bene, per questi incentivi abbiamo già accantonato 20 milioni. L'obiettivo, insomma, è quello di anticipare eventuali rischi futuri e di accantonare costi che non debbono gravare sui prossimi anni. Sappiamo che alla fine abbiamo chiuso con un numeraccio, ma in questo modo guardiamo con più tranquillità al futuro'.
La domanda che più allarma i soci, modenesi e non, è quella relativa al prestito soci. Parliamo di un prestito complessivo pari a 3 miliardi e 408 milioni a fronte del patrimonio della capogruppo di 2 miliardi e 100 milioni. I soci che hanno affidato i loro risparmi alla Coop possono stare tranquilli?
'Per legge in base al nostro patrimonio potremmo raccogliere fino a 6,3 miliardi. Ma non è questo il punto, la migliore garanzia per i soci è data dalla liquidità del nostro portafoglio finanziario liquido o investito in titoli immediatamente smobilizzabili. Poi nel piano prevediamo anche, a maggior tutela, la dismissione di un miliardo di asset e a fronte di 10 miliardi di attivo patrimoniale, in parte già avvenute, per cui il prestito è assolutamente al sicuro. Non solo, abbiamo accantonato anche qualsiasi forma di penale eventualmente necessaria per ottenere immediatamente tutta la liquidità. So che detto dal presidente può sembrare di parte, ma garantisco che i nostri soci prestatori possono stare tranquilli'.
Parliamo delle dismissioni. Farmacie comunali e Distributori di benzina su tutte.
'In realtà queste sono le dismissioni meno importanti in termini finanziari rispetto alla vendita di immobili. Si tratta di scelte strategiche più che di scelte economiche. La dimissione di Farmacie comunali, una volta perfezionata la vendita col gruppo McKesson, ci consente di fare cassa per 26-27 milioni, ma soprattutto rispetto al passato con le liberalizzazioni la vendita di parafarmaci non erano più strategiche per Coop. Per i distributori parliamo di 80-90 milioni, ma soprattutto la possibilità di evitare gli investimenti necessari in futuro'.
Passiamo al tema delle riorganizzazione dei punti vendita. Si è detto che gli Iper sono in crisi, eppure Coop Alleanza 3.0 ha appena ristrutturata GrandEmilia e i Portali verranno raddoppiati.
'Facciamo chiarezza: l'ampliamento della Galleria dei Portali non tocca l'Ipermercato Coop che resta così com'è. Noi abbiamo dato semplicemente il nulla osta al proprietario della galleria per procedere all'ampliamento. Un ampliamento che potrebbe riguardare anche la Galleria del GrandEmilia e in quel caso daremmo ancor più volentieri l'ok perchè il proprietario, in quel caso Klepierre, dovrebbe allargarsi, in piccola parte, sui nostri terreni acquistandoli. Per quanto riguarda la riqualificazione del GrandEmilia si è trattato di una operazione chiusa nel dicembre 2017 ed effettivamente ci abbiamo rimesso mano poco dopo perchè i clienti e i dipendenti stessi ci segnalavano maggiori difficoltà a fare la spesa, nonostante il contesto abbellito. Il punto fondamentale è proprio questo: la semplicità e la comodità di fare la spesa. Questa richiesta ha messo in crisi i tradizionali ipermercati di attrazione fuori dal contesto urbano. Tutti gli ipermercati sono in difficoltà a fronte di un incremento di clienti nelle gallerie. Si va dunque verso un ripensamento degli ipermercati e ad uno sviluppo futuro verso i supermercati dove è facile accedere. A volte anche a piccoli negozi in centro'.
A Modena si è detto apriranno a breve Coop in centro.
'Sì, stiamo valutando due o tre aperture, parliamo di piccoli negozi con superfici da 200-250 metri dove è facile fare la spesa quasi esclusivamente alimentare, sulla scia di quanto avvenuto in altre città'.
E quindi i grandi ipermercati Coop che fine faranno?
'Coop Alleanza ha 64 ipermercati sul territorio nazionale, abbiamo la piena consapevolezza dei problemi legati a queste strutture. Innanzitutto i nuovi supermercati realizzati, come quello di Formigine e in futuro di Sassuolo, hanno dimensioni molto minori rispetto ai tradizioni iper (parliamo di superfici da 4-5 mila metri contro i 10-12 mila metri del GrandeEmilia). In secondo luogo stiamo raggiungendo accordi coi proprietari delle varie gallerie per mettere a disposizione parte della nostra superficie. In alcuni casi, come al GrandEmilia abbiamo dato in gestione parti dell'ipermercato a soggetti esterni, come Mondo Convenienza. In generale la tendenza è puntare sulla vendita food e rinunciare alle proposte no food, un tempo centrali per chi veniva a fare acquisti in un ipermercato. Non esiste una ricetta uguale che va da Trieste a Palermo ma tanti adattamenti rispondenti ai singoli territori '.
Tra poco a ridosso del centro di Modena sbarcherà Esselunga. Siete preoccupati? Quale futuro per la piccola Coop di via Canaletto appena ristrutturata?
'La Coop all'Errenord è un presidio che vogliamo mantenere pur sapendo che questa attività, così come il bar e la parafarmacia soffre le caratteristiche della zona a dimostrazione che l'urbanistica da sola non basta a risolvere i problemi di degrado. Per quanto riguarda Esselunga non siamo preoccupati di una concorrenza già presente a Modena . Il tema è il proliferare di nuovi centri commerciali di diversi marchi: avendo il 40% delle quote di mercato è chiaro che se apre un nuovo negozio 4 clienti su 10 vengono tolti alla Coop. La nostra politica è comunque quella di riqualificare i negozi esistenti evitando nuovi grandi aperture'.
Parliamo di editoria. Trmedia pesa per circa un milione di euro all'anno, tra pubblicità e investimenti, sul bilancio Coop Alleanza 3.0. Quale futuro per il gruppo che unisce Trc Modena, Trc Bologna e Terelreggio?
'Non abbiamo intenzione di vendere il nostro network televisivo. Continuiamo a puntare sul dare una corretta informazione e sul piano commerciale ad aprire spazi televisivi nuovi a operatori commerciali'.
Trc a Modena è sempre stata vista come il legame tra Coop e amministrazione di centrosinistra. Quale rapporto ha oggi Coop Alleanza 3.0 con la politica e con il centrosinistra in particolare?
'La vicinanza o la lontananza dalla amministrazione la devono giudicare i cittadini, ogni mia affermazione sono consapevole che è facilmente strumentalizzabile. Io posso affermare che i legami con la politica esistenti in passato sono stati tagliati più di 20 anni fa. Il nostro compito è dialogare con chi amministra la città al di là del colore politica, con grande rispetto di chi governa. Ciò deve accadere e accade in Emilia Romagna come nel Veneto, in Friuli Venezia Giulia e altrove'.
Una domanda di chiusura ancora sulle perdite di bilancio. Quanto pesa sulle perdite l'aver ritardato il processo di razionalizzazione tra le tre coop dopo la fusione?
'Applicare immediatamente economie di scala di fronte a una fusione è complicato. Oggi abbiamo scelto di ricollocare 700 dipendenti delle sedi su 1600 complessivi, in modo cooperativo, senza lasciare nessuno senza lavoro. Potevamo fare prima questa operazione? Certamente ma nelle prime fasi ci siamo concentrati su un'operazione fatta davvero in tempi brevissimi. Per quanto riguarda la struttura manageriale, al momento della fusione erano presenti tre ad, oggi un direttore generale unico e un presidente e c’è stato, contrariamente a quanto scritto da qualche commentatore, un profondo ricambio del management che ha visto l’uscita di 33 dirigenti nell’ultimo anno. E' stato un percorso non immediato, ma stiamo lavorando in questa direzione'.
Giuseppe Leonelli