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Incentivi economici ai medici di base per prescrivere meno esami: così si spalanca la porta al privato

Incentivi economici ai medici di base per prescrivere meno esami: così si spalanca la porta al privato

Continuare a vantarsi di essere eccellenza, costringendo i medici di base a fare 'contabilità sanitaria' produce una amara altalena tra angoscia e rabbia


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L'Ausl di Modena ufficialmente dice di voler promuovere 'l’appropriatezza delle prescrizioni di prestazioni specialistiche e diagnostiche', ma dietro la delibera 298 del 28 ottobre firmata dal direttore generale Mattia Altini, si vede in controluce un baratro che ha i contorni ben più ampi di quelli di un semplice rischio. Incentivare con premi economici i medici di base a prescrivere meno esami è evidentemente una scelta motivata dalla esigenza di tagliare la spesa sanitaria ('dobbiamo garantire un uso responsabile delle risorse sanitarie che oggi più che mai sono sottodimensionate rispetto alla domanda' - ha ammesso Altini), ma così facendo si spalanca inevitabilmente la porta al privato. La posta è altissima, in gioco vi è il diritto costituzionale alla salute e il principio stesso di servizio sanitario universalistico sancito dalla famosa legge 833 del '78.
Purtroppo non è una iperbole.
La verità è che oggi molti medici di base non visitano nemmeno i pazienti, spesso li seguono con rapporti via mail o tutto al più telefonici, rapporti spesso mediati da segretarie che seguono contemporaneamente più professionisti.
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Con questa decisione di Altini, il paziente, già disorientato, da domani avrà il dubbio di non aver ricevuto la prescrizione per un esame fondamentale come una Tac o una Risonanza, perchè il medico ha voluto restare nei parametri fissati dagli 'standard' che gli consentono di incassare 1,2 euro in più ad assistito.
E quindi il cittadino cosa farà? Chi avrà l'opportunità ricorrerà alle prestazioni specialistiche private, gli altri si adatteranno. Magari si vedranno negare un esame che fino a ieri veniva erogato, in modo periodico, e aggiungeranno allo stress delle infinite liste d'attesa, anche quello della preghiera al medico di base per ottenere la prescrizione. Il tutto alla faccia del concetto di 'prevenzione'. In alcuni casi davvero la visita era superflua, ma il tarlo nel paziente resterà e scaverà a fondo spalancando fragilità e crepe che la malattia o la vecchia già hanno aperto. E' questa la alleanza tra gli attori del sistema che si spera di realizzare? Pazienti che si confronteranno l'uno con l'altro e misureranno la stima del medico in base al fatto di aver ricevuto l'ok a una prestazione specialistica?
Se il sistema sanitario non sta più in piedi, se il presidente della Regione Emilia Romagna deve puntare il dito contro le altre Regioni dalle quali provengono pazienti in cerca di assistenza, se nonostante il livello di tassazione tra i più alti d'Europa la barca italiana sta affondando, lo si dica.
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Si dica chiaramente che il gioco è saltato, per colpa del Governo, per colpa di una organizzazione territoriale sbagliata, per colpa del destino o di Dio stesso. Ma lo si dica. Lo dica il direttore dell'Ausl, lo dica il direttore dell'Aou, lo dica Mezzetti nelle vesti di presidente della Ctss, ma qualcuno abbia questo coraggio di ammettere il fallimento. Perchè forse dalla constatazione delle macerie qualcosa si può ricostruire. Perchè continuare a vantarsi di essere eccellenza, costringendo i medici di base a fare 'contabilità sanitaria' è davvero triste e - a seconda dello stato d'animo di ciascuno - produce una amara altalena tra angoscia e rabbia.
Giuseppe Leonelli
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Direttore responsabile della Pressa.it.
Nato a Pavullo nel 1980, ha collaborato alla Gazzetta di Modena e lavorato al Resto del Carlino nelle redazioni di Modena e Rimini. E' stato vicedirettore...   

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