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Abbattere il Sistema Modena significherebbe, a livello locale, sconfiggere un Moloch potente e feroce con chi dissente. Un apparato mastodontico, ferito e per questo ancor più incattivito, che esclude le voci critiche e che fa da anni del potere politico, delle istituzioni e di una fetta di economia un tutt'uno impenetrabile.
Abbattere il Sistema Modena significherebbe tagliare i legacci che hanno impedito alla città di crescere in campo economico e cuturale, significherebbe dire addio agli incarichi dati agli amici del Pd, a tutti i Vanni Bulgarelli sedicenti non competenti di Modena.
Vorrebbe dire costringere le aziende che da anni hanno beneficiato della vicinanza al governo locale, a fare i conti con la realtà economica. Con il libero mercato. Libero davvero.
Significherebbe non sentire più beatificare da parte di un sindaco come Giancarlo Muzzarelli il mondo cooperativo (col quale egli dice di condividere principi e valori) e dire addio alla cappa informativa di una tv locale, Trc, che ha censurato per anni chi osò (ricordiamolo sempre) dare il via libera a un supermercato concorrente, Esselunga, a quello targato Coop Estense.
Abbattere con il voto il Sistema Modena porterebbe alla fine dei sorrisini arroganti di chi comanda da 70 anni e che, dietro al paravento nobile della giustizia sociale o del cristianesimo ad uso e consumo ex Dc, fa della parola 'pluralismo' una barzelletta. Cancellerebbe il potere incontrastato dei commercialisti delle Coop plurincaricati alla Domenico Trombone o degli uomini della curia, ma anche del partito, alla Massimo Giusti. Significherebbe costruire qualcosa di nuovo che, per qualche anno, prima di trasformasi anch'esso in Sistema arruginito e paralizzante, libererebbe energie e creatività.
Insomma, un compito impegnativo e nobile. Che comporta sacrifici, più oneri che onori. E chi oggi è chiamato a vestire i panni per tentare questa sfida? A Modena le opposizioni storiche hanno fatto un passo indietro. Hanno alzato le braccia. Davanti allo strapotere leghista (nei sondaggi) e alle continue lotte intestine di Forza Italia, tutto è in mano di fatto a una sola persona: il vero leader della Lega modenese, l'impiegato della Regione (a servizio del gruppo leghista) Stefano Vernole. Una responsabilità che questo 50enne funzionario con trascorsi nel Movimento sociale incarna in modo a dir poco personale. Gli alleati per la Lega di Vernole sono palle al piede.
Proprio oggi la Lega con un colpo di teatro degno del perfetto uomo forte (quello che tanto piace alla Terra dei Padri) ha chiamato il segretario del partito di Carlo Giovanardi (che prono e succube aveva accettato con entusiasmo degno di un giullare la candidatura dell'inconsapevole Stefano Prampolini) e gli ha detto con eleganza di togliersi dalle palle. Lui e la sua Idea. Che qui la Lega se corre da sola vince meglio.
Ma è solo la punta di un iceberg. I dirigenti di Forza Italia trattati come vecchi tromboni e mal sopportati anche di fronte alla piena sottomissione del segretario Piergiulio Giacobazzi al quale nemmeno Sassuolo viene concessa per soddisfare le ambizioni del candidato Lega Francesco Menani (quello che ha dato dei 'maiali' a Forza Italia). I dirigenti di Fratelli d'Italia tollerati (quantomeno per la loro comprovata fede di Destra) ma trattati come i fratellini di due anni ai quali nemmeno il candidato di Maranello si può concedere. I giornalisti che dissentono? Alcolizzati e con ambizioni da ufficio stampa servo e servile. Senza dubbi, senza scuse. Questa è la Lega oggi. Più chiusa del Pd, più arrogante del Pd: chi dissente è fuori. Chi pensa è fuori. Viva il Capitano e abbasso gli immigrati. Il resto è noia. E allora, di fronte a cotanta presunzione, il Sistema Modena quasi brinda. Forse, per Muzzarelli e compagni, non tutto è perduto.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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