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Si può festeggiare o meno di fronte al risultato del referendum sull'autonomia in Veneto e in Lombardia. Si può essere preoccupati o sollevati, temere una nuova Catalogna o sognare un bengodi a Statuto speciale stile Valle d'Aosta.
Si può far tutto, ma parlare di 'flop' è davvero superlativo. E' un contorsionismo che solo il Pd poteva fare. E lo ha fatto. Per minimizzare il plebiscito il partito di Renzi si aggrappa infatti alla presunta scarsa affluenza in Lombardia dove ha votato il 38,33% degli aventi diritto (con il sì al 95%, quindi pari a circa il 36% dei votanti) contro il 57,2% del Veneto (con il sì al 98%).

'La verità è che in Lombardia il referendum è stato un mezzo flop' - afferma Antonio Misiani, deputato del Partito democratico. E il collega Marco Carra sempre Pd gli fa eco: 'Cinque milioni di lombardi hanno rifiutato la propaganda di Maroni e Fava. Hanno sbattuto la porta in faccia alle loro grottesche promesse. Dopo questo clamoroso flop, che sa tanto di bocciatura dei cittadini, daremo il colpo di grazia a questo sgangherato governo regionale'.
Ecco. 'Clamoroso flop'. Quello che il Pd chiama clamoroso flop in Lombardia è un risultato di partecipazione e di consenso doppio rispetto a quello ottenuto dal governatore emiliano Stefano Bonaccini. Nel 2014 infatti alle regionali in Emilia Romagna si recò alle urne 37,67% degli aventi diritto e di questi solo il 49,05% scelse Bonaccini, il quale dunque venne eletto con il 18% degli aventi diritto.
Bonaccini che, bontà sua, cinque giorni fa si è affrettato a mettersi a disposizione per la causa renziana (come sempre con grandissima generosità) correndo a firmare dal premier Paolo Gentiloni una promessa di maggiore autonomia per l'Emilia Romagna, una dichiarazione di intenti stucchevole e imbarazzante nella tempistica, che ha la stessa passione di un bacio attraverso il vetro di un finestrino. Una foto patinata e raggelante scattata per tentare di arginare l'ondata leghista che immancabilmente si è abbattuta sul Pd. E alle strette di mano fredde e vuote la Lega ha contrapposto una marea di voti veri: nel Veneto di Luca Zaia e nella Lombardia di Roberto Maroni. Una pezza di carta su un pantalone stracciato (nonostante oggi Bonaccini stesso si vanti di avere fatto da 'apripista') contro una festa di partecipazione. Partecipazione vera, al di là del merito. A meno che il Pd dei miracoli e dei miracolati non pensi che un 'sì' al 36% valga meno di un presidente al 18%.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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