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Inutile a dirsi, Modena oramai è a tutti gli effetti una meta turistica. Ogni anno, infatti, migliaia di visitatori, dalle più disparate parti del mondo, vengono a visitare i nostri monumenti e le nostre aziende. Mangiano nei nostri ristoranti, dormono (a volte) nei nostri hotel e spendono (ma potrebbero farlo molto di più) nei nostri negozi.
Se è vero che l’economia italiana non sta vivendo tempi rosei in ogni proprio settore, altrettanto non si può dire del turismo a Modena, che cresce e dà speranza.
Le domande che ci poniamo, però, sono: quale turismo c’è a Modena? Possiamo migliorarci? Se esiste, qual è la strategia attuata dagli addetti al settore e quali sono gli obiettivi preposti?
Sì, perché Modena ormai è un brand e va di moda.
La gente arriva, vuole conoscere ed assaggiare i nostri prodotti, vivere la magia di una cultura millenaria ed entrare in contatto con la diffusa eccellenza di cui ogni nostro prodotto è riconosciuto portavoce nel mondo.
Sulla cresta dell’onda verrebbe da dire che ci siamo arrivati, ma il vero successo è quando ci si rimane e, per rimanerci, occorre forte preparazione alla base. Preparazione su cosa? Mica solo per parlare almeno l’inglese abbastanza fluentemente da poter interagire con le persone, ma preparazione nello studiare, e attuare, strategie mirate al mantenimento, e possibilmente accrescimento, della clientela adeguata ai nostri prodotti, ed al nostro territorio, per cultura, sensibilità e rispetto. Sì, perché Modena non ha geograficamente confini illimitati, è piccolina, ma soprattutto perché Modena è pura eccellenza e chi la visita, deve avere le facoltà per comprenderne il valore, rispettarlo e supportarlo.
Ancor più, deve poterne riconoscere il valore anche mediante un adeguato prezzo, ma qui ci arriveremo con calma e con un attento ragionamento per non lasciare nulla al caso.
Occorre dire che per la storia turistica che ci caratterizza, partiamo già da un gran vantaggio, in quanto – a parte Ferrari che fa storia per conto suo rappresentando un’attrazione turistica importantissima già da decenni – il turismo nella nostra città ha cominciato ad affermarsi attorno al 2014/2015 grazie ad una combinazione di eventi, tra i quali la vittoria di Osteria Francescana di Massimo Bottura come miglior ristorante al mondo e, subito dopo, l’Esposizione Universale (Expo 2015) che, incentrata sul Food, ha fatto da amplificatore potentissimo per il nostro territorio.
Ciò per dire che Modena ha avuto lo straordinario dono – basato su indubbi meriti – di venir considerata dal principio da un turismo già allineato al suo valore; un vantaggio che riteniamo vada preservato, sul quale tanti lavorano, ma che talvolta è minacciato da politiche che rischiano di confonderlo in un pot pourri non edificante e che, certamente, potrebbe essere assolutamente evitato.
Giunti a questo punto, occorre riallacciarsi a quanto ventilato poche righe più su: i servizi che Modena offre attraverso le proprie aziende, i propri ristoratori, i propri operatori e via discorrendo, devono venir sostenuti economicamente da un prezzo. In parole più semplici, non riteniamo che sia corretto, e nemmeno proficuo, erogare servizi gratuitamente o, al più, a pochi miseri euro (dove quest’ultimo passaggio, il più delle volte, è un obbligo imposto da accettare e non una scelta). Detto ciò, essendo in democrazia e su un libero mercato, ogni attore avrà facoltà di posizionarsi sul segmento che riterrà più conforme alla propria offerta e fisserà prezzi diversi. Un prezzo, però, sarà fissato, nel rispetto non solo del proprio operato, ma anche della copertura delle spese del lavoro, della qualità che si rappresenta, del territorio sul quale si opera e del settore all’interno del quale si trova.
Chi giunge a Modena è un turista che qui ci vuole venire perché sa che abbiamo la Ferrari, la Maserati (speriamo di poter continuare ad utilizzare il verbo al presente), la Pagani, ma anche i Balsamici IGP e Tradizionale DOP, il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto crudo di Modena, Pavarotti, Bottura e tanto, tanto, altro. La gente che viene qui è preparata a spendere ciò che occorre per visitare, scoprire e assaggiare ed è felice di riconoscere l’adeguato valore. Bene. Allora perché a fronte di tutto ciò le piccole realtà famigliari si trovano a fare i conti con interlocutori locali e tendenze che provano ad obbligarli ad ospitare i turisti gratuitamente o a pochi euro? Ciò che rattrista non è solo constatare quanto certi operatori turistici strozzino i piccoli produttori, ma quanto anche alcuni produttori stessi siano orientati su questa politica ammazzando i propri stessi colleghi. La competizione è sana quando alla base ci sono presupposti diversi in fatto di rispetto. Questa è solo una guerra impari che sul lungo raggio non farà altro che produrre risultati negativi per l’intero settore.
Tralasciando ulteriori considerazioni, è così che funziona all’oggi, e non va bene. Non va bene perché chi viene qui deve pagare il prezzo giusto per la qualità del prodotto che riceve. Non va bene perché la visita guidata ad un’acetaia, piuttosto che ad un caseificio o ad una cantina, rappresenta l’erogazione di un servizio che va pagato (avete mai visto un ristoratore che dà da mangiare gratuitamente ai propri ospiti o un’estetista che fa le cerette gratis alle proprie clienti?). Non va bene perché così facendo, il tessuto sociale che ha da sempre reso grande l’Italia, vale a dire i piccoli artigiani dietro ai quali ci sono tante, tantissime, famiglie, vengono distrutti e, insieme a loro, millenni di storia. Non va bene perché così facendo lasciamo spazio solo ai colossi industriali. Non va bene perché non è solo una questione economica, ma anche culturale. Non va bene perché non ci sono ragioni perché tutto ciò accada. Non va bene perché così facendo siamo noi i primi a mancare di rispetto a noi stessi ed alla eccellenza che produciamo e rappresentiamo. Non va bene, in ultimo, perché questo non sappiamo quale “fare impresa” sia, ma sappiamo quali risultati sul lungo raggio, purtroppo, produca. Sì, perché noi vogliamo guardare al futuro, preservandolo, e così facendo si tende solo a concentrarsi su un grasso oggi, come va tanto di moda un po’ per tutto. Noi riteniamo che sia più sensato costruire un futuro degno di tale nome, un futuro che possa esserci davvero e che ha tutte le ragioni e i presupposti per esserci. Il bello è che può essere comunque proficuo l’oggi, quanto più il domani, per tutti. Perché rifiutarlo?
Se la Ferrari chiede 32 euro a persona per la visita guidata al museo in giugno, luglio e agosto e 27 euro da settembre a maggio (più il costo della guida che va conteggiato a parte), la Pagani ne chiede 55 per il factory tour e la Maserati 50, perché il piccolo artigiano, che certamente non ha alle spalle i bilanci di queste grandi industrie, deve accogliere gratuitamente, o a pochi euro, i turisti? Perché il vedere che queste aziende, che hanno fatturati e utili da paura si fanno lautamente pagare per l’attività turistica, non induce certi addetti al settore a rivalutare la propria “strategia” e a prendere esempio? Sì, perché imparare da chi è più bravo è un merito, non una colpa. Queste aziende potrebbero tranquillamente pagare gli addetti all’accoglienza turistica con le risorse che ricavano dalle vendite delle automobili, quindi ospitare i visitatori gratuitamente, ma non lo fanno. Potrebbero accontentarsi di ciò che ricavano dal merchandising, così come viene chiesto ai piccoli artigiani di accontentarsi, il più delle volte, dei prodotti che potenzialmente potrebbero vendere ai turisti, ma loro non lo fanno. Ogni attività, infatti, per considerarsi tale, affermarsi, crescere e svilupparsi, ha bisogno di stare in piedi da sola e le grandi aziende lo sanno. Anzi, per dirla tutta, queste grandi aziende sanno anche molto bene che se sei tu il primo a valorizzarti, il tuo interlocutore lo farà il doppio, riconoscendoti merito e valore. Diventerai attrattivo e non esisterà appassionato, interessato o turista che non voglia non solo farti visita, ma anche portarsi un tuo ricordo a casa propria, per se stesso, parenti o amici! Ciò che risulta ancora più curioso, è vedere gli stratosferici numeri del turismo in quelle realtà. Ferrari, infatti, accoglie in media ogni anno oltre 340mila visitatori. Pagani si attesta sui 34mila. Con questi dati pare lampante che il biglietto d’ingresso non rappresenti una barriera per i tanti appassionati. Chi vuole visitare una di queste aziende, si prenota per tempo e lo fa, paga il biglietto e ammira, con occhi sbalorditi, ogni singola vite, bullone e dettaglio sia dato loro ammirare. Ecco, il nostro sogno è proprio questo: viviamo in una Terra d’eccellenza, con aziende d’eccellenza e imprenditori capacissimi. Impariamo dai più grandi, preserviamo il nostro valore, impariamo a rispettare noi stessi e ciò che di straordinario rappresentiamo, guardiamo al futuro e non solo all’oggi, ampliamo i nostri orizzonti, imitiamo i migliori e rimaniamo fedeli alla nostra cultura, straordinaria e meravigliosa, grande maestra di vita. In tanti lo fanno, perché non ci diamo da fare per farlo tutti?
Eli Gold