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Mazzette per i defunti, condannata dipendente Ausl di Modena

Mazzette per i defunti, condannata dipendente Ausl di Modena

Oggi la sentenza attesa da anni. Condanna a 2 anni e 10 mesi per la necrofora e condanna per l'Ausl. Vince Gianni Gibellini che in sede civile verrà risarcito


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Chiedeva soldi alle agenzie funebri per indirizzare i parenti dei defunti a quella determinata agenzia e, in caso di diniego, ostacolava - come poteva - il percorso del funerale.
Una storia che indigna - e che svela un vero e proprio sistema-Camera ardenti a Modena - è quella emersa con la sentenza pronunciata oggi in Tribunale a Modena. Senza timori per la data del venerdì 13, il giudice ha infatti sentenziato una condanna attesa ormai da otto anni: condanna in primo grado a 2 anni e 10 mesi e temporanea interdizione a pubblici uffici per una dipendente 53enne Ausl (I.A. le iniziali) per il reato di concussione e condanna dell'Ausl come datore di lavoro della imputata.
Una sentenza che vede uscire vincente Gianni Gibellini che attraverso il consorzio Cofim aveva denunciato i fatti costituendosi parte civile, rappresentato dall'avvocato Roberto Chiossi, contro la necrofora.

Il giudice oggi ha accolto la tesi della Pm Angela Sighicelli. La donna dal 2010 al 2012, quando era impiegata all'ospedale di Baggiovara, ha indirizzato i parenti dei defunti a scegliere le agenzie funebri che le avevano dato mazzette (parliamo di una cifra dai 30 ai 50 euro).
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Non solo: anche per la vestizione delle salme e per le attività per le quali la dipendente veniva già pagata dall'Ausl, la donna chiedeva compensi illegittimi. E in caso di diniego si adoperava a ritardare la preparazione del funerale e faceva ostruzione nel rilascio delle deleghe. Un comportamento illegale reso ancor più grave dal un momento delicatissimo per la vita delle persone con le quali si rapportava.

Un sistema al quale diverse agenzie funebri di Modena si erano adattati. Ma non Gibellini che si oppose a quella richiesta e non pagò mai le somme richieste. 

Gibellini, attraverso Cofim, denunciò quindi i fatti e segnalò i comportamenti illegittimi alla direzione sanitaria e alla direzione generale Ausl. I provvedimenti dell'azienda sanitaria contro la dipendente infedele arrivarono però solo dopo il rinvio a giudizio quando la donna venne non allontanata, ma solo trasferita da Baggiovara agli ospedali di Castelfranco e Vignola.

Per questo il giudice oggi ha condannato l'Ausl a rifondere i danni che saranno stabiliti in sede civile. Gibellini ha chiesto un risarcimento danni (causati dalla diminuzione del lavoro delle sue agenzie durante il periodo di attività a Baggiovara della donna) di circa 80mila euro. Starà ora al giudice civile quantificare con precisione il danno.


Giuseppe Leonelli
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