Mentre la magistratura (giustamente) invita il sindaco di Carpi a fare il suo mestiere, più o meno serenamente non importa, e a non occuparsi di quello dei Pm, i risvolti politici della indagine per concussione e turbativa di libertà del procedimento di scelta del contraente a Carpi stanno divenendo sempre più stringenti.
Semplificando: l'ex Ds Alberto Bellelli, vinto da una debolezza strutturale, non è riuscito a imporre le dimissioni del suo vice e ora Simone Morelli nella logica degli equilibri interni Pd ha paradossalmente guadagnato ancor più forza rispetto al suo alleato-rivale.
In modo meno schematico: a Bellelli stanno saltando i nervi e difficilmente, se l'indagine non verrà chiusa, riuscirà a reggere la pressione crescente che anche le opposizioni in vista del voto del maggio 2019 dovranno esercitare, volenti o nolenti. Per ora unico a martellare costantemente sul caso è il consigliere di opposizione (cacciato qualche mese fa con imbarazzante lungimiranza, si fa per dire, da Forza Italia) Roberto Benatti, ma prima o poi anche Lega e M5S cavalcheranno l'onda della più clamorosa inchiesta sulla paludata vita di palazzo carpigiana degli ultimi decenni. D'altra parte Morelli resta serafico. Non cede alle richieste di dimissioni e continua ad allargare la sua rete di sostegno, ben più larga rispetto a quella di Bellelli. Un rete che tocca le opposizioni (come Carpi Futura), l'ala ex Ds del Pd con l'ex sindaco Enrico Campedelli, tutti i cattolici con il senatore Edoardo Patriarca in testa e, inevitabilmente, anche il vescovo Cavina, la diocesi e la Fondazione guidata dal fedelissimo del vescovo Corrado Faglioni preferito qualche mese fa proprio per volere di Morelli a Giuseppe Schena, appoggiato dal modenese plurincaricato Massimo Giusti. Mondi che, dopo aver tentato di scaricare il vicesindaco, ora si vedono costretti a stare dalla sua parte in questa ottica binaria Morelli o Bellelli.
Un braccio di ferro specchio in qualche modo di quello che a Roma vede di fronte Zingaretti e Martina (con l'ex arrembante Richetti passando dal tandem al triciclo) in vista del congresso fratricida Pd. E se a Roma Zingaretti parte in vantaggio (anche il sondaggio di oggi del Corriere della Sera lo dà al 39% contro il 17% del segretario uscente renziano), a Carpi i rapporti di forza sono invertiti.
Ago della bilancia proprio il senatore per 39 voti (lo sa bene il leghista Stefano Corti) Edoardo Patriarca che appoggia Morelli anima e corpo (con lui fondò 4 anni fa una associazione in realtà mai iscritta all'apposito Registro).
Eh sì e arduo appare anche a Carpi il compito del Pd in vista del voto. Indipendentemente da come finirà la lotta interna tra Simone e Alberto (chiamiamoli così un po' alla Davide e Golia, un po' alla moda del tutti amici in casa Dem), l'impressione è che il candidato Pd se dovessero arrivare rinvii a giudizio prima di maggio, non possa essere nè l'uno nè l'altro. E la Gasparini spera...
Giuseppe Leonelli



