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notiziarioLettere al Direttore

'Cara prof, la prego: non faccia politica a scuola'

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Lettera aperta di una mamma a una professoressa di una scuola secondaria di primo grado di Modena


'Cara prof, la prego: non faccia politica a scuola'
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Buongiorno Direttore,
Le invio una lettera che avrei voluto recapitare “pubblicamente” ad una professoressa di una scuola secondaria di primo grado di Modena frequentata da mia figlia, ma che, per ovvi motivi (che Lei intuirà), lascio senza nome della destinataria... e preciso che in prima battuta mi sono rivolta alla stessa per motivarLe il mio dissenso e chiederLe un confronto (ahimè invano perché non ho ottenuto da parte Sua alcuna risposta). Se valuterà di non pubblicarla, La capisco. Probabilmente dai suoi lettori verrà giudicata come la solita contestazione di una mamma arrabbiata. Sicuramente è così, ma ho la presunzione di pensare che qualche genitore si riconoscerà nella storia e troverà nelle mie parole una forma di consolazione per la sofferenza inflitta alla propria figlia.
Una sofferenza fine a se stessa, che non porta miglioramenti nè per competenze nè per crescita personale, mi creda.

Sono una mamma severissima, che pretende molto da una figlia meravigliosa, studiosa, appassionata e curiosa di approfondire “la conoscenza”.
Direttore, nelle Scuole italiane non esistono solo bulli, ci sono anche bravi/e ragazzi/e. Tanti bravi/e ragazzi/e, che hanno rispetto della Scuola e degli insegnanti, ma a volte il rispetto non è reciproco e quando siamo noi adulti a comportarci male le conseguenze non si vedono solo nell’immediato talvolta segnano e segnano per sempre...
Ma ecco la lettera

Gentilissima Prof,
mia figlia è desiderosa di approfondire i Suoi argomenti. Purtroppo però Lei ha “politicizzato” gli argomenti di approfondimento assegnando alla classe di mia figlia dispense (oggetto di verifica) che esulano le tematiche del regolare programma ministeriale della seconda classe della scuola secondaria di primo grado e addirittura ha “preteso” che dette dispense/materiale “accompagnassero” per l’intero anno il percorso degli studenti della classe.


Vorrei quindi esprimere a tutti ciò penso del suo modo di rapportarsi con gli alunni e del suo metodo di insegnamento. Lei sicuramente non sente il bisogno di conoscere il mio pensiero (vista anche la mancanza di confronto), ma penso di fare cosa gradita a quasi tutti i genitori dei suoi alunni, attuali e degli scorsi anni. Il suo ricordo, nelle famiglie, rimane, a quanto pare, indelebile. Le sue competenze sono note ed indiscusse ma che i suoi comportamenti mandino in crisi intere classi è fatto noto e certo.
Vorrei che la scuola (docenti compresi) non sottoponessero materiale didattico-politico agli allievi. Il tema “spinoso” dell’Agenda ONU 2030 da Lei assegnato ha purtroppo risvolti sociali e politici nonché economici che non dovrebbero essere oggetto di approfondimento (per tutelare la diversità di opinione di chi non è d’accordo, come la sottoscritta e non solo, sugli obiettivi irraggiungibili dispensati dall’Agenzia).
Niente messaggi politici a scuola: su questo dovremmo essere tutti d’accordo: i motivi sono logici, almeno per chi ha delle basi di pedagogia e di didattica. Anche se basterebbe un po’ di buon senso: la formazione critica degli studenti non si plasma in base alle posizioni e alle convinzioni personali di chi insegna o di chi invia messaggi “tra le righe”, approfittando della sua posizione di opinion leader, ma si realizza giorno per giorno, fornendo loro, con obiettività massima, contenuti, conoscenze e strumenti.
Spetta ai docenti, certamente, stimolare questo delicato processo, finalizzato alla realizzazione, in modo imparziale, di un libero pensiero, fatto anche di opinioni, mai però indotte ed eterodirette, che possono confliggere con il diverso pensiero della famiglia. Anche se la scuola è “per l’inclusione” dovrebbe comunque rispettare le singole diversità e i docenti dovrebbero rispettare una delle regole base della professione: l’imparzialità e non sottoporre agli studenti, pur nel rispetto della loro autonomia educativa, approfondimenti di studio derivanti da ideologie di palese orientamento politico...

Non vorrei fraintendere la bontà dell’approfondimento da Lei assegnato, intendiamoci, solo scongiurare che questo debordi nella solita “dittatura culturale di sinistra” e del “politicamente corretto”: alcun timore, reverenziale o terrorizzato che sia, a riverarLe la mia preoccupazione. Nessun “reato”, sia chiaro, ma vorrei allontanare e scongiurare quella che avverto essere una pressione, costante e sistematica, sulla psiche degli alunni e del loro intorno, famiglie e amici, per instillare con lentezza e morbidezza le categorie mentali di quel paradigma così dannoso che viene definito il «politicamente corretto». Questo consiglio per evitare di suscitare lo sdegno, lo sconcerto, talvolta la reazione ma più spesso soltanto l’avvilimento, da parte di chi non è di sinistra e non ritiene che quel dominio debba essere un dato di fatto naturale, come viene spacciato dalla vulgata ideologicamente corretta, un frutto cioè della presunta superiorità della sinistra nel campo culturale in generale.
Provi magari, invece di sommergere gli alunni di compiti (oltre che attenersi al programma ministeriale) a dare loro un consiglio e magari invece di dire COSA devono studiare insegni loro COME devono studiare.
Gli insegnanti, mi permetto di dirLe, devono “formare” non distruggere.
Con tanta rabbia.
Diletta Bellei

Redazione Pressa
Redazione Pressa

La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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