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Ci sono modenesi che hanno reso grandi servigi alla nostra città rendendola famosa nel mondo; ricordiamo i due più recenti: Ferrari e Pavarott. Ad altri, la nostra città ha concesso la cittadinanza onoraria; ricordiamo Julio Velasco, Michael Schumacher, il filosofo Remo Bodei, il giudice Antonino Di Matteo e il prefetto Alessandro Pansa..
Ma ogni giorno, ci sono migliaia di concittadini, che, spesso in modo anonimo, con impegno, competenza e passione, rendono sempre migliore la nostra città. Oggi, nel giorno di Vasco, vorrei ricordarne uno, scomparso da circa otto anni, che è rimasto nel cuore e nella stima di molti, ma di cui, purtroppo, le autorità locali si sono presto dimenticate. Si tratta di Giacomo Grossi, collega, amico e stimatissimo direttore didattico.
Nato il 2 luglio 1950, figlio di insegnanti (il padre diventerà poi Ispettore centrale del M.P.I.), fin da giovanissimo intraprende la strada dell’insegnamento.
Nel 1979, diventa direttore didattico, tra i più giovani d’Italia. Svolge la sua carriera fino al 2009 a Modena, (ben quarant’anni) interrotta solo da un triennio presso l’università di Bologna, come collaboratore del professore Mario Gatullo. Ha collaborato con diversi assessori, ricordiamo, in particolare, Liliano Famigli per l’educazione ambientale e Mario Benozzo. Ha sostenuto fortemente l’attività del Tommaso Pellegrini a favore dell’integrazione dei bambini con problemi di udito.
Fu l’inventore della “scuola ospedaliera”, tutt’ora funzionante presso il nostro Policlinico. Chi l’ha conosciuto lo ricorda per la modestia, l’ impegno, la passione, la grande umanità e disponibilità con cui ha svolto il suo lavoro. Purtroppo non teneva concerto oceanici che facevano ben figurare gli amministratori, ma credo di poter affermare che ha dato alla città: molto.
Quindi evviva Vasco Rossi e tutti gli altri suoi predecessori, ma non dimentichiamoci di chi, giorno per giorno, rende migliore la nostra città senza chiedere nè ottenere onorificenze, né mettere in bella mostra gli amministratori. Proprio come Giacomo Grossi.
Franco Fondriest