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Dopo dieci anni di rimpalli e di accuse a destra e a manca sul Sant'Agostino, e il dilemma torri o non torri e un polo librario che si sarebbe sostenuto chissà come, forse per grazia ricevuta, si è arrivati a formulare un impianto culturale con una visione a largo spettro. Speriamo di vedere i primi passi del Piano B. nel futuro Polo Sant'Agostino il primo possibile. Che gli anni trascorsi infruttiferi siano un esempio da non ripetere.
Perché abbiamo perso 10 anni? Di certo non per colpa di chi ha richiamato in primis l’istituto di governo della città all’osservanza delle leggi, e neanche delle numerose voci cittadine, che si son levate con suggerimenti e critiche motivate su un progetto assente. Che qualcuno liquidò come “il fanatismo delle critiche”.
A dir la verità gli anni persi sono da imputare perlopiù alla latitanza praticata da quella stessa maggioranza, che immobile e inerte in un lungo stand by con la città, ha tardato a ri-sintonizzarsi sulla giusta frequenza, che si è detta orgogliosa di aver contribuito al cambiamento del progetto grazie all’apporto dato come Consiglio Comunale. Non solo per anni si è rifiutata di riconoscere che il Progetto Aulenti era soltanto un contenitore griffato, basato sulle Lame librarie, in tutto e per tutto dei magazzini, punto. Difeso poi con tanta ostinazione, fino ad arrivare a minimizzare e bollare la sentenza del TAR che bocciandolo in pieno, con affermazioni e dichiarazioni comparse sulla stampa, come «Non è entrata nel merito». “ E’ solo un cavillo burocratico!” E ancora « A garantire la qualità del progetto non sono le norme , ma la professionalità dei progettisti».
Per finire con “Ricorreremo al consiglio di Stato !” Cosa che poi si son ben guardati dal fare.
Tutto passato in cavalleria, con un abile passaggio a sinistra, che ha permesso ai Consiglieri di dare l’apporto di cui si son compiaciuti “Il percorso di approfondimento negli istituti culturali della città”, e per alcuni di loro è stata una prima assoluta, alla stregua di una bella medaglia da sfoggiare al bavero della giacca! Comunque la vera utilità del percorso fatto dai consiglieri è l’essere stato soprattutto propedeutico per ridefinire il progetto architettonico bocciato dal TAR, (un’ottima uscita dall’impasse per i protagonisti del Caso S.Agostino, quasi onorevole). Ciò ha permesso di posticipare la conferenza di servizio convocata per il mese di maggio, necessaria per licenziare il nuovo progetto dopo la variante urbanistica.
Mai, che caschi pure il mondo intero, ma ammettere di essersi un tantino… sbagliati no? Farlo non è un segno di debolezza, tutt’altro. Spiace constatare ancora l’assenza di autocritica e autoironia, unita all’incapacità oppure alla volontà del partito di maggioranza della città, di essere per una volta obiettivi e fare un mea culpa. Per dieci anni si è trincerata dietro un atteggiamento di chiusura, di non ascolto, non è stata capace di aprire un dibattito costruttivo nell’interesse e per il benessere della intera comunità. Al contrario, con forza e un avanti tutta ha difeso un contenitore privo di contenuti, di fatto, bloccando la città, penalizzandola. Bastava un piccolo accenno in tal senso, contestualmente alle felicitazioni. A conferma di una presa vera di coscienza rispetto al tempo perso per disattenzione e per gli errori iniziali commessi. Il contributo dato dal Consiglio comunale, di cui la città per prima è riconoscente, è stato il minimo sindacale concesso in dieci anni.
Consiglio Comunale che presto sarà chiamato a esprimersi sulla variante urbanistica necessaria per coprire il Gran Cortile della tenaglia del Sant’Agostino, motivata come operazione prioritaria di interesse pubblico, così recita l’accordo di programma siglato l’anno scorso dal Comune, Mibact e Fondazione. La qual cosa è in netto contrasto con le norme di tutela vigenti sul patrimonio storico artistico e con la normativa urbanistica, statale e regionale e del centro storico.
Ecco, cerchiamo di non ripetere l’esperienza faticosamente appena archiviata, che la memoria questa volta senza falle sul recente passato sia da esempio e che porti a fare quella scelta che consentirà senza ulteriori intoppi di varare il Sant’Agostino. In caso contrario si ricomincerà da capo, e la città starà ferma al palo altri dieci anni. Con la disponibilità di ben 20.000 metri quadri al Sant’Agostino, troverà perfettamente agio sia la biblioteca moderna, mutilando il corpo unitario della biblioteca Estense, che sarebbe meglio non realizzare, che la fondazione Modena Arti Visive, oltre al polo formativo e annessi laboratori didattici. E’ opportuno ricordarsi che tutto il comparto monumentale del Sant’Agostino è stato dichiarato patrimonio di interesse storico e artistico, ed è interamente in ogni singola parte e mattone tutelato e vincolato, e come bene storico di alto valore culturale non può essere modificato nelle sue parti identitarie, gli unici interventi consentiti dalla disciplina di tutela legislativa, sono esclusivamente interventi a carattere di restauro e risanamento conservativo.
Ne consegue che non sono ammesse azioni come demolizioni e ricostruzioni di edifici, e ancora meno la prospettata copertura vetrata del Gran Cortile, l’ultimo segno rimasto a ricordare il marchio dell’archistar.
E’ il caso di riflettere con molta attenzione e ponderatezza quando si presenterà il momento cruciale. La città è attenta e vigile su questo importante passaggio consiliare, ed è ansiosa di vedere che tipo di apporto si darà. E non merita altri conflitti di nessun genere, siamo già in forte ritardo per il treno del futuro.
Franca Giordano