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'Se vogliamo evitare il capitombolo economico, dobbiamo riaprire progressivamente le fabbriche e i luoghi di produzione, ovviamente quelli certificati per sicurezza sanitaria, il cosiddetto 'security work'. La Germania ha investito oltre 500 miliardi di euro nel tessuto produttivo. In queste ore la Francia ha recapitato ad ogni imprenditore una lettera con cui si comunica che lo Stato c'è, e ci si può recare in banca per accedere al sistema creditizio: viene anticipato il 25% dei ricavi dell'anno precedente con la sola presentazione del fatturato, restituzione in 10 anni, tasso poco più dello zero. La Spagna ha già annunciato uno schema simile. Tutta l'Europa reagisce. Solo noi ci troviamo di fronte ad un evidente svantaggio competitivo. Se si vuole evitare la desertificazione delle piccole e medie imprese non c'è un secondo da perdere. Se il sistema produttivo si ferma, domani non avremo nemmeno di che pagare la cassa integrazione.
La competizione a livello mondiale non può attendere i tempi dettati dal governo per la riapertura: il 16 maggio'. A parlare è il senatore di Forza Italia Enrico Aimi.
'Per questa ragione le aziende che dimostrano di poter rispettare le giustissime, e rigorose norme sanitarie, devono poter togliere gradualmente le catene ai cancelli - afferma Aimi -. Ci sono imprese ad alta tecnologia, con robotizzazione e automatizzazione del processo produttivo, in cui i lavoratori sono ad una distanza di 10 metri. In presenza di sanificazione degli ambienti, di controlli sanitari e di materiale protettivo fornito dall'azienda stessa, non sussistono ragioni plausibili per non procedere alla riapertura. Il mercato non aspetta, è severissimo, e se ciò lo si unisce al populismo ideologico governativo della decrescita felice, e alla presenza di una parte del sindacato assolutamente oltranzista, siamo in presenza di una miscela esplosiva, pronta a deflagrare nel cuore dell'economia nazionale'.
Redazione Pressa
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