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Le quattro priorità da inviare al Governo e al commissario Figliuolo emerse dalla riunione regionale del Patto per il Clima corrispondono di fatto a quanto, da anni, la Regione doveva fare e che già era indicato dalle relazioni dei tecnici, sicuramente per quanto riguarda la provincia di Modena e il locale nodo idraulico, uno dei più complessi e più a rischio di Italia.
Dall'incontro di ieri pomeriggio, a Bologna, nella sede della Regione, degli oltre 60 firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima, è scaturito un documento con 4 punti specifici per fronteggiare nell'immediato, e prevenire per il futuro, i danni da dissesto idrogeologico e alluvioni.
Al primo punto c'è infatti l'approvazione immediata dei Piani speciali: 'La richiesta del Patto - specifica le Regione - non è quella di avere a disposizione già nel prossimo triennio tutte le risorse previste per gli interventi contenuti nei Piani (pari a circa 4,5 miliardi di euro), ma di dotare subito l’Emilia-Romagna di una cornice condivisa, di medio termine, con le opere e gli interventi necessari a mettere in sicurezza il territorio dal punto di vista idrogeologico e delle infrastrutture della mobilità e ambientali. I Piani sono stati già validati dai Ministeri competenti'. Al netto di quanto è successo in Romagna, che ha trasformato insieme al territorio, anche l'elenco delle priorità, delle criticità e degli interventi, per altre province meno colpite dell'Emilia, tra cui Modena, il problema non è quello di non avere chiaro o non definito (e da definire appunto), l'elenco delle opere e degli interventi necessari per la messa in sicurezza (ancora lontana dall'essere garantita), ma il non averlo fatto.
Non solo negli ultimi 30 anni, ma anche negli ultimi dieci, post alluvione 2014, quando le relazioni tecniche e scientifiche post disastro ribadirono le principali vulnerabilità del sistema idraulico modenese e le grandi opere per affrontarle. Rimaste per lo più lettera morta, a partire dal potenziamento delle casse di espansione del Secchia, con un progetto di fatto mai partito, se non con il preliminare taglio (con errori), di 20 ettari di bosco nel bacino in linea.
In sostanza l'obiettivo di dotare, oggi, l'Emilia Romagna di una cornice di medio termine con le opere più importanti da realizzare, significa una sola cosa o, meglio, delle due l'una: o ammettere che un piano di questo tipo e che questa cornice non esiste, ed è da proporre e realizzare da capo, o c'è ma che a questo non è stato dato seguito.
Sulla stessa linea anche il punto due del documento che propone al governo 'un primo stralcio di opere dei Piani stessi, già concordate in sede tecnica, con gli interventi più urgenti, bacino per bacino, da finanziare con la legge di bilancio all’esame del Parlamento. Il fabbisogno finanziario stimato ammonta complessivamente a 877 milioni di euro, così ripartiti: 161,8 per il 2025, 352,8 per il 2026 3 362,3 per il 2027. Da qui la richiesta a Governo e Parlamento di assicurare la copertura necessaria'
Terzo punto emerso dalla riunione del Patto per il clima, 'l'adeguato finanziamento degli stati di emergenza in corso, per assicurare la copertura dei costi sostenuti, degli interventi in somma urgenza già iniziati e da realizzare, del contributo di immediato supporto ai cittadini e alle imprese'
Quarto punto, - riportiamo testualmente dal documento 'ricomposizione unitaria della gestione delle ricostruzioni per dare organicità e omogeneità normativa agli interventi tanto della ricostruzione pubblica quanto di quella privata delle emergenze di settembre e ottobre 2024 rispetto a quella del maggio 2023'
Gi.Ga.
Nella foto, Bastiglia di Modena, il giorno delle rotta del Secchia, gennaio 2014