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Per le regionali del prossimo anno in Emilia-Romagna la Lega è già al bivio: o conferma la tradizionale alleanza di centrodestra, magari col rischio di fermarsi ad un passo dall'obiettivo (non c'è il ballottaggio), o prova a rompere gli schemi e sigla da subito un 'contratto' coi 5 stelle nel tentativo di spodestare il Pd a suon di voti.
Ma è anche sull'altro lato della barricata, quella del centrosinistra, che si registrano dubbi e incertezze. La più importante riguarda la candidatura da schierare per evitare una sconfitta che in Emilia-Romagna sarebbe storica per il Pd. Il presidente uscente Stefano Bonaccini non si sarebbe negli ultimi tempi troppo sbilanciato su una sua ricandidatura in Regione. La preoccupazione della dirigenza dem è che Bonaccini alla fine possa imboccare altre strade al posto di quella che sembrava l'unica scelta possibile solo poche settimana fa.
C'è chi teme, ad esempio, che Bonaccini possa essere tentato dalla sfida del congresso nazionale, se i tempi e gli spazi politici dovessero essere tali da rendere possibile una sua candidatura come segretario.
Il 2019, inoltre, propone non solo la sfida delle regionali (l'Emilia-Romagna in autunno) ma anche quella delle europee: ed ecco un altro spettro, quello di un Bonaccini che lascia la Regione per migrare a Strasburgo. E allora su chi puntare per provare a difendere la roccaforte ex 'rossa' a poco piu' di un anno dalle urne? La scelta ovviamente sarebbe complicatissima e potrebbe anche dover passare per la roulette delle primarie. Tutti scenari, fanno notare in casa dem, al momento puramente ipotetici: basterebbe una parola del governatore per farli svanire, cosa che però al momento non è avvenuta con l'auspicata (dal Pd) nettezza. 'Il secondo mandato? Io sono qua...', si è limitato a rispondere oggi Bonaccini a chi gli ha sottoposto la questione.
Un dubbio che accomuna Bonaccini a Giancarlo Muzzarelli, anch'egli più volte reticente sulla conferma di una sua ricandidatura a sindaco di Modena.
Redazione Pressa
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