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Chiude l'inceneritore di Ravenna, quello di Piacenza invece resta acceso. E' la sentenza della Regione Emilia-Romagna, alla luce del monitoraggio intermedio sul piano rifiuti. 'A proposito di chi parla e chi fa', afferma soddisfatto il sassolino il presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. L'altro inceneritore per i rifiuti urbani in odore di chiusura in base al piano regionale era quello di Piacenza, ma il 'colpo' non sarebbe stato assorbito a sufficienza da Parma, che riceve anche pattume dal reggiano. Dunque Piacenza è destinato 'per ora' ad andare avanti, 'anche in attesa degli effetti derivanti dall'aggiudicazione della nuova gara di affidamento del servizio', come spiegano in viale Aldo Moro. La chiusura dell'impianto di Ravenna, invece, non dovrebbe creare squilibri che mettano in crisi l'autosufficienza regionale. Gli altri inceneritori della regione, compreso quello di Modena, andranno avanti 'secondo la programmazione definita'.
Da domani si lavorerà a Ravenna sulla dismissione dell'inceneritore, a partire dalla ricollocazione della cinquantina di persone che ci lavorano. 'Dietro questa scelta- sottolinea il sindaco di Ravenna Michele De Pascale- c'è tutto tranne la sindrome Nimby. Ravenna dà tanto al sistema regionale dei rifiuti. L'Ina è un impianto ormai antistorico, degli anni Novanta, è piccolo e non più in linea con le strategie moderne di gestione dei rifiuti'.
Il Pd applaude. Ma la Lega, sulla chiusura dell'inceneritore di Ravenna, attacca. 'E' difficile- afferma Morrone in una nota- condividere la soddisfazione del presidente Stefano Bonaccini, che parla di un'improbabile 'svolta ecologica' della Regione, quando si apprende che i rifiuti conferiti nell'inceneritore di Ravenna, che la giunta ha deciso di chiudere a fine anno, saranno presto smaltiti dagli altri impianti regionali'.
Semmai 'ci spieghi Bonaccini- insiste il leghista- perchè a subire il contraccolpo ambientale dovranno essere gli altri territori romagnoli e perchè non si sia deciso di far diminuire progressivamente e contestualmente l'attività di tutti i termovalorizzatori. Quella sì sarebbe stata una decisione ecologicamente ineccepibile'. E' 'invece evidente- afferma il sottosegretario- che la decisione della chiusura dell'impianto ravennate non deriva dal dato positivo della raccolta differenziata (annunciato solo la settimana scorsa), che per altro a Ravenna non è a regime. Si tratta, invece, a nostro avviso, di una scelta per così dire 'politica' che premia, non si sa perchè, il territorio ravennate a discapito degli altri, fra cui quelli forlivese e imolese che saranno certamente fra quelli penalizzati. Cittadini di serie A e di serie B. Altro che difesa dell'ambiente e del mare'.
Redazione Pressa
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