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La sfida per il congresso, come scriveva ieri La Pressa, e' già partita. Da una parte i renziani pronti a mettere in campo la novità di vera rottura Gianni Gargano, dall'altra gli ex Ds coi soliti nomi (Molinari e Pastore su tutti).
E' in questo contesto che il segretario Pd Bursi, ex Ds doc vicina a Stefano Vaccari, prova a smorzare gli entusiasmi renziani. Con una dichiarazione di pochi minuti fa la Bursi addirittura sottolinea la scarsa affluenza al voto, quasi per giustificare la non legittimità dell'area renziana a guidare il partito a Modena.
Ma ecco le sue parole:
'A livello locale, si comincia a riflettere sulle ricadute del voto sul territorio, ma non è ancora l’ora dei congressi locali che verranno convocati secondo i tempi e i modi dettati dal partito nazionale.
Saranno certamente l’occasione per riflettere sul ruolo del partito a livello locale, sulle modalità di rapportarsi con la propria comunità, sui valori da perseguire e le azioni da intraprendere. Non ultimo, dovranno confrontarsi con i risultati delle Primarie in Emilia-Romagna che hanno sì indicato una chiara e netta preferenza per Matteo Renzi alla guida del partito, ma hanno anche visto dimezzata la partecipazione. Non anticipiamo, quindi, a tavolino i congressi territoriali. Sarebbe inutile e potenzialmente deleterio sia sul piano partitico che su quello politico e rimanderebbe l’immagine di un partito, ancora una volta, ripiegato sul proprio ombelico, impegnato a parlare solo di se stesso. Da subito a livello locale abbiamo importanti impegni da affrontare uniti, a partire dalle elezioni amministrative di giugno'.
Insomma, la Bursi stoppa Gargano. Troppo di rottura il suo nome per il sistema ex Ds. I renziani vanno bene, ma quando si adattano... Vedi Massimo Giusti (volto di Muzzarelli in Fondazione), Giuseppe Boschini (diventano bonacciniano doc), Francesca Maletti (pure lei alla corte del sindaco)... perché a Modena non si cambia. O almeno si cambia come vuole chi comanda da sempre.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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