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Caso Amo, l'ex dipendente parla in esclusiva a La Pressa: 'Non avevo potere esecutivo sui bonifici'

Caso Amo, l'ex dipendente parla in esclusiva a La Pressa: 'Non avevo potere esecutivo sui bonifici'

'Mi serviva sempre l'avallo con token e chiavetta del direttore o dell'amministratore Amo'. 'Bmw e cavalli? Acquistati grazie a donazioni della mia famiglia'


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Parla per la prima volta a La Pressa la dipendente licenziata e accusata da Amo di essere l'unica responsabile dell'ammanco da oltre 500mila euro. Al momento afferma di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia e sulle accuse rimanda alle spiegazioni che verranno date in un eventuale processo. E' una donna fragile e con diverse patologie, come ella stessa spiega mostrando le carte mediche, quella con cui abbiamo parlato e che - anche per questo - preferisce mantenere l'anonimato, nonostante il suo nome rimbalzi di bocca in bocca da giorni in città. Però - dopo giorni di accuse - la donna vuole raccontare la sua verità, in attesa ovviamente che si apra un procedimento e sia la magistratura a indagare. E ha scelto di farlo in esclusiva attraverso La Pressa. Dichiarazioni che abbiamo deciso di raccogliere per dovere di cronaca, dopo che la donna stessa si è consultata con un legale di sua fiducia, pur non avendo ancora nominato ufficialmente un avvocato.
Innanzitutto l'ex dipendente spiega come non avesse potere esecutivo sui bonifici fatti. 'Io non avevo accesso al cassetto fiscale e non ho mai avuto le credenziali per effettuare gli F24 e per la verifica delle fatture emesse e ricevute - spiega -.
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Non ho mai avuto potere esecutivo rispetto ai bonifici e mi serviva sempre l'avallo con token e/o chiavetta del direttore o dell'amministratore di Amo. Come mai il revisore unico afferma che dalle verifiche a suo campione non sono mai state trovate anomalie? Le verifiche le ha eseguite Lui, non certo quella che è stata additata come dipendente infedele'.
Stessa difesa sul tema bancomat. 'Non ho fatto prelievi, semplicemente perché non ero autorizzata, del resto le carte di credito e i bancomat (2+2) erano intestati al direttore e all'amministratore e l'autorizzazione a qualsivoglia operazione era possibile solo con codici collegati ai loro telefoni. Anche alla cassetta di sicurezza nella quale era conservato il bancomat potevano avere accesso almeno 5 persone'.
Anche sul licenziamento l'ex dipendente spiega la sua versione dei fatti. 'Le mie dimissioni volontarie sono state trasmesse tramite Cgil il 28 aprile, con decorrenza primo luglio e la lettera di licenziamento l'ho ricevuta il 28 maggio - spiega -. Posso testimoniare inoltre che il mio ultimo mio giorno in presenza ad Amo è stato il 23 aprile 2025 quando mi sono travata il pc bloccato.
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In quel momento il bilancio era praticamente chiuso, ma visto che non era stata fatta la chiusura formale dei conti 2024, ogni operazione poteva essere modificata, che cosa può essere successo in due mesi?'
Anche sulle spese effettuate arriva la spiegazione della protagonista del caso. 'Tra gli anni 2019 e 2023 ho ricevuto a titolo di donazione, con tanto di atto notarile, ingenti somme da parte della mia famiglia, come avvenuto per un altro famigliare a pari condizioni. Grazie a queste donazioni ho potuto acquistare un'automobile Bmw e dei cavalli'.
E ancora l'ex dipendente sottolinea quelle che giudica anomalie delle quali è stata testimone e che - afferma - 'renderà pubbliche a tempo debito'. 'A titolo di esempio nel 2022 i costi di manutenzione hardware e software erano di poco più di 25.000 euro, nel 2023 arrivarono a quasi 100.000 - afferma -. E poi perché dire che le spese di rappresentanza erano a zero (stando al bilancio 2023 entro i 300 euro l'anno ndr) quando invece dovevo fare rimborsi di ristoranti, chilometrici, per pc, tablet, o addirittura un monopattino?'
'Umanamente, fisicamente e psicologicamente mi hanno distrutta, spesso sono andata a lavorare in condizioni psicofisiche a dir poco precarie e questo è il trattamento che mi viene riservato - chiude -.
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È stata violata tutta la mia privacy e pure quella della mia famiglia, perchè da ingenua aveva creato una cartella sul pc aziendale con tutti i miei referti, dati, denunce di codice rosso... Le responsabilità verranno accertate, ma questa gogna e questa intrusione nei dati legati alla mia salute e alle violenze che ho subito non è tollerabile'.
Giuseppe Leonelli
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Direttore responsabile della Pressa.it.
Nato a Pavullo nel 1980, ha collaborato alla Gazzetta di Modena e lavorato al Resto del Carlino nelle redazioni di Modena e Rimini. E' stato vicedirettore...   

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