L'accordo (qui sotto), oggetto di una delibera della Giunta Comunale varata nel dicembre del 2010, pochi giorni prima di Natale, è importante per un duplice motivo.
Da un lato conferma il ruolo decisivo del Consiglio Comunale: solo dopo l'approvazione della variante definitiva relativa al piano diventeranno cogenti gli obblighi contrattuali previsti nell'accordo stesso. Recita, infatti, il documento: 'Il presente accordo e la proposta ivi contenuta sono impegnativi per il privato proprietario dalla data della sua sottoscrizione, pur essendo tale accordo concluso sotto condizione sospensiva del recepimento delle sue previsioni, da parte del Consiglio Comunale, nella delibera di approvazione della variante al POC di recepimento del presente accordo. Solo a decorrere da tale approvazione l’accordo diverrà impegnativo anche per il Comune'.
C'è poi un ulteriore aspetto per il quale il documento assume importanza.
Perchè contribuisce a fare, almeno in parte, chiarezza sulle conseguenze economiche nel caso in cui gli impegni non vengano mantenuti da parte dell'Amministrazione Comunale.
'Qualora, fatte salve le predette cause di forza maggiore, decorso un anno dall’intervenuta efficacia della variante al POC, non intervenga la stipulazione dell'atto di cessione delle aree private al Comune, l’accordo perderà la sua efficacia ed il Comune ripristinerà la destinazione originaria sull'intera area. L’inefficacia dell’accordo comporterà altresì la perdita dell’acconto versato al Comune per la concessione del diritto di superficie, a titolo di penale contrattuale'. Così è scritto nell'accordo del 2010. E la cifra dell'acconto a cui fa riferimento come penale contrattuale, è stata determinata dalla delibera n. 69 del 26 febbraio del 2016 (nella foto in alto) in 732.905,24 euro.
E non i svariati milioni di euro (12 per la precisione) a cui pare voglia fare riferimento il sindaco a giustificazione dell'impossibilità di tirarsi indietro dalla cementificazione dell'area. A meno che il sindaco non abbia nel cassetto l'atto, mai deliberato, che stabilirrebbe un indennizzo pari a 12 milioni di euro qualora il Comune rinunci al piano.