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Chi prova a rimanere in sella, superando salita e discesa, schiacciato tra il cordolo del marciapiede e lo sfrecciare delle auto o di mezzi pesanti, e chi semplicemente ci rinuncia, accompagnando la bici a mano, sul marciapiede, ma obbligando i pedoni ad incroci altrettanto pericolosi, o a camminare sulla strada. La mancanza di una pista o di uno spazio ciclabile lungo il cavalcaferrovia Mazzoni, uno dei collegamenti principali tra il centro e la parte della città a nord della ferrovia rimane un incubo per i ciclisti, costretti ad abbandonare i percorsi ciclabili, che si interrompono o sul lato di Natale bruni, o sul lato che immette in Viale Gramsci. Un'assenza destinata a rimanere tale.
Perché anche se il cavalcavia non presenta nulla di architettonicamente bello, è comunque nell'elenco dei beni storici e tutelato, che di fatto ha impedito fino ad ora, e probabilmente anche in futuro, gli interventi da tempo richiesti dai cittadini e comunque fondamentali per migliorarne l'accessibilità, soprattutto ai ciclisti, e tanto più ai disabili. E se il tratto di marcipiede sulla sommità (l'unica ad essere separata dalla carreggiata da un muro viene utilizzato, in entrambi i lati, come vespasiano, i vincoli architettonici rimangono.
La conferma che non è possibile intervenire è arrivata dalla stessa Amministrazione comunale nell'ultima assemblea pubblica organizzata dal Comune alla Palazzina Pucci. I marciapiedi, anche se non sufficienti per garantire il passaggio sia delle biciclette sia dei pedoni, devono rimanere tali. Scartate in passato anche le ipotesi di eliminarne uno o di restringerli per ricavare spazi per le biciclette, nessuna soluzione, anche oggi, proprio a causa dei vincoli, sembra essere attuabile. Nonostante al cavalcaferrovia non ci sia, nelle vicinanza, alcuna alternativa. Un ulteriore elemento di scucitura della città, una città dove troppo spesso l'aumento nell'estensione della rete delle piste ciclabili, non va di pari passo con la loro sicurezza.
Redazione Pressa
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