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'Fusione Fer-Rfi, esclusa la Modena-Sassuolo, rischierà la chiusura'

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Gigetto stralciato dall'accordo firmato da Bonaccini-Gentiloni per il passaggio entro il 2021, alla rete nazionale. M5S e Lega contrari: 'La Regione ci ripensi'


'Fusione Fer-Rfi, esclusa la Modena-Sassuolo, rischierà la chiusura'
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Tre linee ferroviarie dell’Emilia-Romagna a rischio chiusura tra poco più di un anno: sarebbe l’effetto dell’accordo siglato nel 2017 dal Presidente della Regione Bonaccini con l’allora premier Gentiloni e il ministro Delrio che prevede il passaggio delle linee gestite attualmente da Fer a Rfi. Tutte tranne tre: la Modena-Sassuolo, la Ferrara-Codigoro e la Reggio-Ciano che dal 2021 resteranno in capo alla Regione.

Un passaggio, quello definito dall'accordo Stato e Regione, criticato da M5S e Lega. Per entrambi il rischio di effetti negativi sulla rete è alto sia per le linee che passeranno a RFI sia per le linee che rimarranno sotto la competenza della Regione e che non godrebbero più dei finanziamenti statali.

A lanciare l’allarme è Silvia Piccinini, consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, concentrata sulle tre linee escluse dall'accordo, e quindi escluse dal passaggio. Tra queste, appunto, la Modena-Sassuolo.

'Le line che da fine 2020 resteranno in capo alla Regione, avranno più di una probabilità di essere dismesse nel giro di pochissimo tempo” - afferma

A sostegno di questa tesi ci sarebbero i numeri sulle risorse che negli ultimi anni la Regione ha destinato alla manutenzione delle ferrovie regionali gestite direttamente da Fer. “Da anni ormai – aggiunge la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle – le giunte del Pd a guida della Regione riservano pochi spiccioli alle linee ferroviarie di diretta competenza della Regione. Quest’anno sono stati 14 milioni per la manutenzione di 364 km di binari, in pratica neanche 44 mila euro a km. Venti volte di meno della Lombardia che, per le sue linee di circa 85 chilometri interconnesse con quelle nazionali, investe in manutenzione la bellezza di 90 milioni di euro.

Ma siccome Bonaccini e Donini pensano nei fatti solo alla Cispadana, le risorse in Emilia-Romagna si trovano e vengono previste solo per ‘la cura del cemento’ e per un’autostrada che è in naftalina ormai da quasi 30 anni: oggi siamo a 280 milioni stanziati o promessi da viale Aldo Moro. Con pochi di più – conclude Silvia Piccinini – si assicurerebbe su tutta la rete regionale lo stesso standard di sicurezza nazionale, che significherebbe poter superare il limite di velocità dei treni sulle linee Fer, oggi a 70 km/h, e garantire così un servizio degno, efficiente ed attrattivo per i pendolari, oltre a salvare le tre linee che Bonaccini e Donini di fatto stanno condannando a morte”.

Punta sulla non obbligatorietà del passaggio a RFI il Capogruppo regionale Lega Alan Fabbri: “La fusione di Fer con Rete Ferroviaria Italiana non è obbligatoria e non va data per scontata.  I costi a carico dell’ente andrebbero ad aumentare mentre gli investimenti e le migliorie sulle linee, soprattutto quelle utilizzate dai pendolari, sono tutt’altro che garantiti. Inoltre cancellare un servizio regionale, in un settore strategico, proprio oggi che finalmente si ragiona di autonomia regionale è contraddittorio e probabilmente frutto di logiche vecchie, che potrebbero portare più svantaggi che altro.

“E’ sgradevole assistere al solito teatrino di un Pd che per giustificare scelte maldestre parla di obblighi che non esistono”, specifica Fabbri. “Innanzitutto l’assessore Donini sa benissimo che il decreto legge a cui fa riferimento, prevede semplicemente che ‘le Regioni possano (e non debbano obbligatoriamente) concludere accordi per il subentro nella gestione a favore di Rfi’ e che, quindi, non esiste alcun obbligo normativo che lo impone”. Inoltre “da quando è nata, Fer risulta una società stabile, con bilanci in pareggio, per la quale una eventuale fusione potrebbe comportare conseguenze negative, più che positive”.

Per esempio “non è previsto alcun investimento da parte di Rfi sulle linee regionali, se non un semplice elenco di tratte che potrebbero, un giorno non specificato, essere oggetto di migliorie”, da cui peraltro sono escluse diverse linee fondamentali per i pendolari (Ferrara Codigoro, Modena Sassuolo e Reggio Emilia-Ciano d’Enza quindi destinate alla dismissione) “e non è certo una garanzia sufficiente per fare un passo importante come una fusione”.


Redazione Pressa
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