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Iscrivere all'anagrafe i richiedenti asilo senza violare il decreto Sicurezza non è impossibile. Parola del coordinamento per la Democrazia costituzionale di Modena che, insieme ad Arci, Anpi, Cgil e l'associazione 'Tam tam di pace', ha trovato in punta di diritto una strada, invitando i 47 sindaci del territorio a percorrerla. Il messaggio, in attesa che a pronunciarsi sui ricorsi di legittimità mossi alla nuova legge sia la Corte costituzionale, è diretto in primis a quello del capoluogo, Giancarlo Muzzarelli, che ha escluso forme di disobbedienza, rimandando ogni decisione al parere degli 'ermellini'.
Nel merito, la legge 132 del 2018 stabilisce come noto che il permesso di soggiorno rilasciato agli stranieri che chiedono asilo in Italia non è più un titolo valido per essere iscritti all'anagrafe.
Si tratta, spiega però l'avvocato Mauro Sentimenti, di una legge 'speciale', che regolamenta cioè una specifica questione, e come tale non in grado di abrogare (se non su singoli punti) le cosiddette leggi di carattere 'generale'. In questo caso il cosiddetto 'testo unico sull'immigrazione', che all'articolo 6 del comma 7 sancisce che 'le iscrizioni e le variazioni anagrafiche dello straniero regolarmente soggiornante sono effettuate alle medesime condizioni dei cittadini italiani'. Secondo questo corpus di norme, dunque, i requisiti validi per tutti (italiani e non) sono 'la dimostrazione della regolare presenza dello straniero sul territorio dello Stato' e l'indicazione di un luogo di domicilio. Elementi per cui fanno fede due 'atti ufficiali rilasciati davanti a personale dello Stato': o il modello 'C3' con cui i migranti chiedono la protezione all'arrivo in Italia o la documentazione della Questura quando presentano la domanda di asilo.
Ecco quindi, che anche se il permesso di soggiorno non è più un titolo valido, i richiedenti asilo possono iscriversi all'anagrafe e beneficiare dei relativi diritti sociali, economici e sanitari. 'Per noi- chiosa Sentimenti- non fa una piega: indichiamo ai sindaci una soluzione possibile, anche applicando la legge 132, che non espone a nessun rischio di condanna per abuso di potere o per violazione della legge. Li invitiamo a verificarlo con i loro uffici legali'. E' chiaro, 'che chiediamo anche un'assunzione di responsabilità anche politica perchè non parliamo più del semplice amministrare, ma di dare una risposta positiva ai diritti delle persone'. Un punto rimarcato da Manuela Gozzi, segretaria provinciale della Cgil modenese: 'Senza una carta di identita'- rilasciata all'anagrafe- avremo persone che non potranno accedere ai servizi sociali, o sanitari o che ben difficilmente troveranno un lavoro regolare.
Degli 'invisibili' che per forza saranno spinti verso il lavoro nero e il caporalato', come dimostrato dalla recente inchiesta della Procura di Reggio Emilia nei grandi eventi. 'Chi non sceglie questa strada- aggiunge Sementi- crea anche insicurezza per tutti i cittadini, perche' impedisce ai sindaci di sapere quali persone sono presenti nella comunita''.
Anna Lisa Lamazzi, presidente dell'Arci modenese, sottolinea: 'Abbiamo aderito fortemente a questa iniziativa per esercitare tutti gli strumenti possibili e legali contro una politica sbagliata e contraria a quella dell'inclusione praticata con fatica in questi anni'. Secondo il presidente dell'Anpi Lucio Ferrari, 'è un atto di resistenza civile, dove non si applicano le leggi burocraticamente, ma si parte dai valori fondanti della nostra Costituzione'.
Redazione Pressa
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