Il sindaco ha voluto ritornare su concetti che - dice - erano stati travisati anche dai mezzi di informazione nel passato, ovvero la necessità, di fronte al problema della criminalità minorile giovanile, di andare oltre ad una azione securitaria e repressiva e mettere al centro uno sforzo per ascoltare comprenderne le cause.
'Dobbiamo scavare a fondo sulle ragioni dell’aggressività e della rabbia sociale, Se non ci interroghiamo sul perché questi ragazzi – ha spiegato – arrivino a compiere atti di vandalismo o aggressioni gratuite, noi questo problema rischiamo di vederlo crescere e sfuggirci di mano'.
Non basta la repressione, serve comprensione
Nel suo discorso, Mezzetti ha sottolineato come, di fronte agli episodi di violenza giovanile, la risposta non possa limitarsi a un inasprimento delle pene.'Non serve aumentare le sanzioni – ha dichiarato – se poi chi viene arrestato torna in strada dopo un’ora. Serve la certezza della pena, ma soprattutto la capacità di comprendere le radici del disagio'. Il sindaco ha quindi puntato il dito contro quella che ha definito una “visione distorta” della presenza straniera in città: 'Se chiedi a un modenese quanti immigrati ci sono, ti risponde il 40 o 50%, quando in realtà sono il 13%, e la stragrande maggioranza è regolare e lavora'.
Le seconde e terze generazioni dovrebbero essere un’opportunità, non un problema
'Le seconde e terze generazioni – ha detto Mezzetti – dovrebbero rappresentare una risorsa, ma rischiano di diventare per una parte un problema, e questo dobbiamo avere il coraggio di dirlo. 'Non per criminalizzarli, ha precisato, ma per capire le cause del loro disagio: 'C’è un rumore sordo che sale, una rabbia sociale che si manifesta anche con episodi di violenza senza senso. Noi dobbiamo ascoltarla, non ignorarla'.Per il sindaco, la questione non è solo di sicurezza, ma di solitudine, mancanza di opportunità e assenza di comunità educante. 'Molte famiglie – ha ricordato – sono in difficoltà. Padri che lavorano dodici ore al giorno, madri che fanno le pulizie per arrotondare. Non hanno il tempo né i mezzi per seguire i figli, per mandarli a sport, musica, attività. E quel tempo vuoto rischia di diventare pericoloso'.Mezzetti ha invitato a non confondere i ragazzi nati o cresciuti in Italia con i “minori stranieri non accompagnati”, né a usarli come capri espiatori delle insicurezze collettive: 'La comunità deve occuparsi di loro, non respingerli o marchiarli con la lettera scarlatta di seconde o terze generazioni. Dobbiamo mettere in campo strumenti educativi, sociali e culturali, non solo repressivi'.Nella parte finale del suo intervento, il sindaco ha anche rivolto una riflessione autocritica alla sinistra, la sua area politica di appartenenza: 'Abbiamo spesso parlato solo di diritti, dimenticando che vanno sempre accompagnati dai doveri. Una società giusta tiene in equilibrio le due cose: se pensiamo solo ai doveri rischiamo l’oppressione, ma se pensiamo solo ai diritti scivoliamo nel caos'.
Il messaggio conclusivo è stato chiaro: solo richiamando tutti – istituzioni, famiglie, scuola e giovani – al rispetto reciproco di diritti e doveri sarà possibile costruire una comunità più coesa e sicura.
'Dobbiamo essere noi per primi – ha detto Mezzetti – a dare l’esempio, rispettando regole e valori civili. Solo così possiamo pretendere che anche gli altri lo facciano. E solo così potremo trasformare quelle che oggi chiamiamo ‘seconde generazioni’ da potenziale problema in una vera opportunità per Modena e per l’Italia'.Gi.Ga.




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