'La recente decisione dell’Ausl di Modena di premiare economicamente i medici di base che ridurranno le prescrizioni di visite specialistiche e di esami diagnostici solleva più di una perplessità. L’intento dichiarato è quello di promuovere una maggiore “appropriatezza prescrittiva”, ma nella pratica rischia di trasformarsi in un meccanismo distorsivo, in cui la logica economica prevale su quella clinica'. Così Maria Cristina Bettini, portavoce del Comitato “Salviamo l’Ospedale di Pavullo”.
'Un incentivo legato alla diminuzione delle richieste può spingere, anche involontariamente, i medici a prescrivere meno non necessariamente a prescrivere meglio. Questo espone i pazienti al rischio di sentirsi inascoltati o trascurati, minando quel rapporto di fiducia che è alla base della relazione medico–paziente. È legittimo chiedersi se davvero, fino a oggi, i medici modenesi abbiano abusato delle prescrizioni. La grande maggioranza ha sempre svolto il proprio lavoro con scrupolo, professionalità e coscienza. Pensare di “correggere” il sistema attraverso incentivi economici di questo tipo significa, in fondo, mettere in dubbio la competenza e la deontologia di un’intera categoria - continua Bettini -. Piuttosto che puntare sulla riduzione degli esami, l’Ausl di Modena dovrebbe interrogarsi sulle cause strutturali che rendono inefficiente il sistema: la cattiva programmazione delle liste d’attesa, la gestione territoriale disordinata, la carenza di personale e di risorse. È inaccettabile che un cittadino dell’area sud della provincia debba spostarsi fino a Mirandola per un accertamento, mentre un paziente di Mirandola venga mandato a Pavullo. Premiare chi “fa risparmiare” non è la risposta: la sanità non si risana tagliando, ma migliorando la gestione. Serve una visione che metta al centro il paziente, non i bilanci'.



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