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Per gli obiettivi di raccolta differenziata e indifferenziata Modena era l'ultimo capoluogo di provincia fino all'anno scorso, rimane lontana dagli obiettivi e dai parametri fissata dalla rete dei comuni Rifiuti Zero di cui ha deciso di fare parte con l'approvazione di Ordine del Giorno in Consiglio Comunale. Nemmeno gli obiettivi fissati dal piano regionale rifiuti per il 2027 (ai quali Modena fa riferimento), consentiranno il raggiungimento di tali livelli virtuosi, e l'inceneritore di Modena continua e continuerà a bruciare rifiuti indifferenziati a prescindere dal fatto che quelli prodotti a Modena siano in costante riduzione per effetto dell'introduzione della raccolta differenziata porta a porta. Un modello che dopo anni, dal 2015, in cui Modena è rimasta ferma, è stato applicato in fretta e non in modo graduale come in altre realtà.
In sintesi questo il quadro che emerge dalla risposta dell’assessore comunale all'ambiente Alessandra Filippi, all’interrogazione del gruppo M5S presentata dal Consigliere Giovanni Silingardi sul tema delle quantità di rifiuti sia indifferenziati urbani ed extraurbani che totali (indifferenziati + speciali), all'inceneritore di Modena. Ciò nonostante l'avvio, nel comune di Modena, delle nuove modalità di raccolta differenziata, che nei primi dieci mesi del 2023, hanno portato la produzione di rifiuti urbani indifferenziati a ridursi drasticamente, diminuendo di 13 mila tonnellate rispetto al 2022.
In particolare, al 31 ottobre 2023, la quantità di rifiuti complessivi prodotti è stata di 500 chili per abitante per 10 mesi: 355 chili di rifiuti differenziati (e quindi destinati al riciclo) e 145 di rifiuti indifferenziati. Nello stesso periodo del 2022 erano stati prodotti complessivamente 543 chilogrammi per abitante, suddivisi in 327 chili di rifiuti differenziati e 216 di indifferenziati.Dati che se in un senso confermano l'efficacia del porta a porta, in un altro confermano anche una Modena che dopo essere rimasta immobile dal 2015, per quasi 7 anni, in un sistema di raccolta con i cassonetti che portava come risultato a non andare oltre al 60% di raccolta differenziata (sporca), e ad una quantità tutt'altro che virtuosa di raccolta indifferenziata, si è mossa improvvisamente per introdurre un sistema che applicato in fretta, senza un adeguato confronto con la città, ha portato a tutti i problemi che la cronaca di questi ultimi 12 mesi testimoniano, e praticamente sconosciuti ad altre aree anche della provincia di Modena oltre che della regione, non comprese nei bacini Hera. Per esempio tutti i comuni della provincia dell'area nord, gestiti da Aimag e i comuni gestiti da Alea e da altri operatori che da tempo, hanno portato avanti un sistema di porta a porta integrale con tariffa puntuale.
'Le altre realtà lo hanno fatto in maniera graduale, noi lo abbiamo fatto velocemente'- conferma l'assessore Filippi che allo stesso tempo sancisce i ritardi di Modena. 'Fino all'anno scorso eravamo l'ultimo capoluogo di provincia'. Lei è in carica, come assessore all'ambiente, dal 2018
E qui sta il paradosso anche politico per una città come Modena che ha approvato in consiglio comunale l'adesione alla rete Rifiuti Zero (che comprende i comuni virtuosi che hanno già raggiunto livelli di differenziata e di indifferenziata elevatissimi molto più avanzati da quelli di Modena), senza averne lontanamente di fatto i parametri. Quei parametri che lo stesso assessore Filippi (che lo ricordiamo prima di diventare assessore, nel 2018, era riferimento di Legambiente che ogni anno stila la classifica dei comuni ricicloni e contestava il potenziamento dell'inceneritore modenese), conferma essere stati raggiunti dai modelli migliori applicati dai gestori Aimag e Alea. Parametri molto più alti di qualità rispetto a quelli fissati dalla Regione e che il Comune di Modena pone come riferimento, anche normativo. E che appunto non portano nemmeno al 2027 la quantità di rifiuti indifferenziati prodotti pro capite, sotto i 100 chilogrammi annui,
In sostanza, l'obiettivo, per Modena, nonostante l'adesione alla rete dei comuni rifiuti zero, non è quello più virtuoso della rete stessa (o almeno lo è ma solo in termini di indirizzo e futuro auspicio), ma quello, nella realtà e nella pratica, previsto dal piano regionale dei rifiuti.
'È importante – ha affermato Filippi – applicare un modello di raccolta, come quello di Modena, che permette di mantenere la qualità della materia da recuperare in linea con gli obiettivi minimi del Piano regionale di gestione dei rifiuti, nell’ambito del quale ci muoviamo e che per la nostra città, come per gli altri capoluoghi prevede di raggiungere una percentuale stabile e continuativa del 79 per cento di raccolta differenziata entro il 2027. Un secondo obiettivo, sempre del piano regionale, è arrivare a una produzione pro capite di rifiuti non avviata al riciclo di 120 chili per abitante all’anno'. In sostanza, anche la previsione al 2027, vede quantità assolute di rifiuti indifferenziata prodotti pro capite all'anno, ancora lontani da quelli previsti dalla rete dei comuni rifiuti zero della quale il Comune di Modena vorrebbe e dovrebbe, per indirizzo politico, fare parte.
'E' un sistema basato sui modelli giudicati migliori gestiti da Aimag e Alea già dal 2020 e che prevedono una raccolta differenziata all'85% e una produzione di rifiuti indifferenziata pro-capite sotto i 100 kg' - afferma Filippi
'Il cambio del modello di raccolta va nella direzione prevista dalla Regione, e monitorandone gli effetti si potrà decidere quando arrivare a spegnere l’inceneritore. La scadenza dell’autorizzazione ambientale di quello di Modena è il 2034 e naturalmente ci attiveremo affinché si pongano le condizioni per il suo eventuale spegnimento prima di tale data'.
Perché l'inceneritore di Modena continua a bruciare più rifiuti non avviati al riciclo nonostante la riduzione dei rifiuti per effetto del 'porta a porta'
Nel merito delle ragioni per le quali l'inceneritore di Modena continua a bruciare quantità uguali o superiori di rifiuti indifferenziati anche nel momento in cui la loro produzione nel bacino provinciale si riduce drastimente l'Assessore spiega: 'L’impianto di incenerimento e termovalorizzazione di Modena, ha specificato ancora l’assessora, fa parte del sistema regionale di gestione dei rifiuti urbani. Questo significa che il suo ambito di riferimento principale è la provincia di Modena ma che è comunque a servizio del bacino regionale e può perciò ricevere rifiuti urbani indifferenziati anche da altri territori della regione.
Si spiega così l’aumento dei rifiuti conferiti all’impianto nel 2023 rispetto al 2022, di cui chiedeva conto l’interrogazione di Silingardi: nel 2023 l’impianto modenese ha trattato rifiuti indifferenziati provenienti dalle province di Bologna e Ferrara (circa diecimila tonnellate) oltre che dalla Romagna (circa cinquemila tonnellate) in conseguenza della produzione straordinaria di rifiuti causata dall’alluvione in quei territori. Allo stesso tempo, nel 2022 l’inceneritore modenese è stato oggetto di un intervento di manutenzione programmata che ha determinato un fermo impianto di 35 giorni tra il 28 maggio e il 2 luglio, e il conseguente invio di circa novemila tonnellate di rifiuti modenesi negli impianti di Ferrara e Bologna: da qui la minore quantità di rifiuti conferita nel 2022 all’impianto di via Cavazza rispetto a quella del 2023, a nuovo sistema di raccolta avviato.
Dopo aver chiesto la trasformazione in interpellanza, Barbara Moretti (Movimento 5 stelle) ha sostenuto che i cittadini, 'che sopportano i disagi della raccolta differenziata avrebbero dovuto essere premiati iniziando a invertire la politica che penalizza Modena con un inceneritore sovradimensionato. Invece, i modenesi non possono godere dei vantaggi ambientali nonostante la riduzione dei rifiuti indifferenziati, e la multiutility si avvantaggia a scapito dell’ambiente. Ci aspettiamo un segnale da parte dell’amministrazione'.
Il tema dell’ambiente e della raccolta dei rifiuti 'sarà centrale nella prossima campagna elettorale', ha affermato Giovanni Silingardi: 'La prossima amministrazione dovrà prendere decisioni e capire dove vuole andare la città. Noi – ha proseguito – siamo sempre stati a favore della raccolta porta a porta, ma dovrebbe essere integrale e soprattutto dovrebbe funzionare meglio, e può farlo solo adottando un modello di gestione in house'. Sull’inceneritore, il consigliere ha detto che 'anticiparne la chiusura non è un vezzo: occorrono politiche radicali e un intervento dell’amministrazione per ridurne la portata'.
Gianni Galeotti