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Il Comune di Modena rinnova per tre anni la convenzione con l’Istituto storico proprio mentre sono in corso i lavori nel comparto ex Fonderie per riqualificare la palazzina che diventerà la sede dell'organismo con uffici, biblioteca e archivio, sale didattica e uno spazio per organizzare conferenze. La delibera della convenzione è stata approvata dal Consiglio comunale nella seduta di giovedì. Il provvedimento è stato presentato dall'assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi ed è stato approvato con il voto favorevole di Pd, Sinistra per Modena, Modena civica, Verdi e Movimento 5 stelle; l’astensione di Lega e Forza Italia e il voto contrario di Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia. La convenzione per il sostegno all'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Modena e provincia prevede, come la precedente, un impegno economico a carico dell’Amministrazione di 36mila euro ogni anno.
La critica
'Il Comune rappresenta tutti i cittadini e per questo dovrebbe o non finanziare nessun istituto storico oppure, meglio, finanziarne vari in modo da garantire il pluralismo e la libertà, ripartendo tra quei vari le risorse disponibili. Invece, mentre il Comune non ha voluto riconoscere una ispirazione (quella cristiana) nel progetto educativo delle scuole Fism con il malcelato fine di omologare l’istruzione 0-6 anni, contemporaneamente finanzia solo un istituto per la storia della Resistenza, che ha evidentemente una precisa ed esplicitata ispirazione. Quindi a Modena se le ispirazioni sono differenti da quelle condivise dalla amministrazione si impedisce di esplicitarle, non vengono riconosciute nel nome del principio della laicità dello Stato, se invece le ispirazioni sono condivise dalla amministrazione, allora non solo se ne consente la manifestazione ma la si incentiva'. Così la capogruppo di Fdi-Popolo della famiglia Elisa Rossini ha argomentato il proprio no alla delibera.
'Fino a quando non si finanzieranno e sosterranno altri istituti con una differente esplicitata e valorizzata ispirazione, il nostro voto su questa convenzione sarà negativo. E' sufficiente citare due casi noti.
Il primo è quello di Alfredo Dapinguente, esule istriano storico editore modenese. Nel giorno del ricordo dedicato alle vittime delle foibe egli ricorda spesso il suo arrivo a Modena insieme alla sua famiglia sottolineando come per i comunisti di allora fosse inconcepibile fuggire da quello che consideravano il paradiso terrestre. Dapinguente fuggiva per avere la libertà e veniva trattato come fascista: i suoi genitori dovettero per anni vivere a Modena esclusi, in silenzio, nascondendo le proprie sofferenze. Questa storia l'istituto per la storia della Resistenza non la racconta. L'altra drammatica vicenda è quella del 14enne Beato Rolando Rivi. Il 10 aprile 1945, durante le ultime fasi della guerra di liberazione, fu rapito da un gruppo di partigiani comunisti che lo costrinsero a seguirli nella boscaglia. Accusandolo di fare la spia per i fascisti, dopo tre giorni di percosse, umiliazioni e sevizie, lo uccisero a colpi di pistola in un bosco di Piane di Monchio, frazione di Palagano. Anche questa storia l'istituto per la storia della Resistenza non la racconta - chiude Elisa Rossini -. Ecco perchè abbiamo bisogno di altri Istituti che facciano ricerca anche su questi fatti storici. Solo così si garantirebbe il pluralismo e si libererebbe anche l’Istituto per la storia della Resistenza dalla necessità di giustificare la propria legittima ispirazione'.
Redazione Pressa
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