La Corte Costituzionale rimanda Carlo Giovanardi a processo

Giovanardi (Popolo e Libertà): 'Così si riduce al silenzio il Parlamento'
Al contrario, per la procura di Modena l'ex ministro deve rispondere di rivelazione ed utilizzazione di segreti d'ufficio, violenza o minaccia ad un Corpo politico, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale. Condotte che, si è espressa la Corte Costituzionale, 'non possono essere inquadrate tra le 'opinioni' espresse nell'esercizio della funzione parlamentare. Pertanto, non spettava al Senato - chiarisce la Corte - deliberare la loro insindacabilità: va annullata la deliberazione del Senato del 16 febbraio 2022'. Dunque Giovanardi tornerà davanti al giudice.
'I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell 'esercizio delle loro funzioni', così stabilisce l'articolo 68 della Costituzione e così a suo tempo ha votato in Aula il Senato della Repubblica in merito alle mie critiche espresse in Aula, in Commissione Giustizia e in Commissione antimafia sulle modalità con le quali le Prefetture paralizzano le imprese con le interdittive antimafia, che sono meri atti amministrativi - afferma Carlo Giovanardi -. Il Tribunale di Modena, che mi aveva rinviato a giudizio per pressioni e minacce nei confronti della Prefettura, ha sollevato conflitto di attribuzione presso la Corte Costituzionale, che ha dato in gran parte ragione al Tribunale di Modena e torto al Senato, sostenendo che avendo l'accusa configurato le mie pubbliche affermazioni non come opinioni non sindacabili, ma come condotte materiali di pressioni e minacce, il processo, a quasi dieci anni dai fatti, deve continuare'.
'Come già Ministro per i Rapporti con il Parlamento e Vicepresidente della Camera non posso non rilevare che in base a questa decisione ai Parlamentari viene tolta anche il diritto di parlare, essendo sufficiente che una Procura interpreti l'opinione pubblicamente espressa come pressione e minaccia, per svuotare completamente il Parlamento di una sua fondamentale prerogativa. Investirò nuovamente il Senato della questione perchè la Giunta delle Autorizzazioni aveva già votato nella scorsa legislatura che per il mio rinvio a giudizio erano state utilizzate intercettazioni fraudolentemente carpite, senza chiedere il preventivo via libera del Senato. Continua pertanto la mia battaglia a favore delle libertà dei cittadini e del Parlamento, nella radicata convinzione che in un paese democratico sono i Prefetti a dover rispondere delle loro azioni ai rappresentanti del popolo e non viceversa'.
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