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Ogni anno il bilancio della Regione Emilia-Romagna perde tra i 12 e i 16 milioni di euro.
Tutta colpa dei derivati sottoscritti nel 2004 con istituti finanziari come Dexia Crediop, UBM e JP Morgan, per un valore complessivo di oltre 473 milioni di euro.
A conti fatti, da qui al 2032 viale Aldo Moro perdera' circa 210 milioni di euro. 'E si tratta di una valutazione ottimistica, alla luce dell'andamento futuro dei tassi d'interesse', avverte Michele Facci, consigliere regionale di Fratelli d'Italia, che ha sollevato il problema oggi in Assemblea legislativa con un'interpellanza. Facci in particolare chiede perche' quei contratti 'non siano stati rinegoziati, alla luce della loro evidente onerosita' e della perdita sistematica a carico del bilancio regionale, che potrebbe anche generare una responsabilita' per danno erariale'. O quantomeno, sostiene l'esponente Fdi, 'evidenzia che gli amministratori e i dirigenti contraenti siano stati improvvidi o mal consigliati'.
Emma Petitti, assessore regionale al Bilancio, risponde spiegando che l'operazione nel 2004 fu dettata 'da una duplice opportunita': cogliere le allora condizioni favorevoli del mercato finanziario e attenuare i rischi del tasso variabile sul lungo periodo'. L'operazione infatti consiste nel conservare il tasso variabile fino al 2009, per poi passare al tasso fisso fino al 2032. Il problema, rimarca pero' Petitti, e' che 'dal 2008 e' fatto divieto alle Regioni di stipulare contratti relativi a strumenti finanziari derivati, nonche' di procedere alla rinegoziazione dei contratti derivati in essere'. Di conseguenza, spiega l'assessore, 'l'unica possibilita' e' di estinguere il mutuo'. L'operazione, comunque, 'non ha natura speculativa', assicura Petitti.
Redazione Pressa
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