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’Abbiamo letto dell’attività di “volontariato”che alcuni giovani richiedenti asilo, ospiti di alcuni centri di accoglienza a Modena, stanno compiendo da giorni presso lo stadio Braglia della città. L’attività riguarda la pulizia del campo e la tinteggiatura degli ingressi alle sedute. La promozione di iniziative di volontariato rivolte ai richiedenti asilo non è nuova per l’Amministrazione comunale di Modena, che ha sempre motivato l’invito rivolto ai ragazzi ospiti dei progetti spiegando come si tratti di occasioni di integrazione: basti pensare alle occasionali pulizie delle aree verdi, delle strade e di altri luoghi della città promosse in collaborazione con i Quartieri e alcune associazioni che operano in città. Ci sfugge tuttavia quale sia il vero fine dell’attività di “volontariato” che si sta svolgendo presso lo stadio: quale finalità intende perseguire l’Amministrazione facendo svolgere ai richiedenti asilo opere che, a nostro avviso, sarebbero molto più adatte per un gruppo di operai adeguatamente stipendiati?’ Così in una nota Possibile Modena boccia la iniziativa promossa dal Comune di Modena.
‘Lo stesso assessore Guerzoni, nel descrivere questa iniziativa, sostiene che “il lavoro è il primo passo verso l’integrazione”. Siamo perfettamente d’accordo con lui, poiché quella che i richiedenti asilo stanno compiendo ci pare un’attività lavorativa a tutti gli effetti, e non un’attività di volontariato. E tuttavia, in questo quadro, manca un elemento essenziale: la retribuzione che dovrebbe spettare a chi sta compiendo un’attività lavorativa, a maggior ragione per conto di un ente pubblico. Perché il Comune ritiene di poter “impegnare i richiedenti asilo in opere e attività di interesse pubblico” (sempre parole di Guerzoni) senza garantire loro un adeguato compenso? Perché al contrario non si impegna affinché questi ragazzi e tutti i richiedenti asilo residenti sul territorio comunale di Modena siano posti nelle condizioni di svolgere un percorso di formazione professionale, in modo da poter trovare un lavoro reale (e retribuito) e potersi effettivamente integrare nella nostra società? Il lavoro è certamente uno strumento d’integrazione, il lavoro gratuito travestito da volontariato non lo è.
Per la nostra Costituzione, ogni lavoratore “ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa” - chiude Possibile -. È opportuno che l’Amministrazione comunale riveda le sue scelte nell’individuazione di iniziative utili per l’integrazione dei richiedenti asilo, tenendo conto dell’effettiva natura delle attività proposte’
Redazione Pressa
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