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d un concetto di 'pausa elettorale', semplicemente astruso in politica. Avevo da subito criticato il “disimpegno” adombrato ad ottobre dopo la debacle umbra. In secondo luogo non posso tuttavia non constatare che permangono immutate le conseguenze ed i rischi di ritardi ed incertezze in vista del voto di gennaio. Ritardi ma soprattutto contraddizioni'.
Così l'ex referente del Movimento 5 Stelle modenese Piergiorgio Rebecchi, torna sulla scelta di abbandonare il Movimento per passare al Pd.
Dopo il voto sui Rousseu di ieri Rebecchi non esclude un suo ritorno nel Movimento. Purchè - par di capire - questo si allei col Pd.
'Contraddizioni che sono state alla base delle mie personali valutazioni e decisioni e che sono oggi riflesse perfettamente nel commento di Travaglio.
Una consultazione da archiviare come uno dei peggiori momenti nella storia del Movimento potrebbe rimediarsi solo recuperando in pragmatismo. Non ho “saltato fossi”, non ho 'cambiato casacche' e tantomeno 'rincorro poltrone”. Se si tornasse ad aver chiari alcuni (Elevati) in-put di agosto ma anche di ottobre, in quel di Napoli, credo che il Movimento dovrebbe esserci in ER ma di certo non in pura ottica partecipativa per limitarsi a testimoniare una “esistenza in vita” in un momento di oggettiva difficoltà - afferma Rebecchi -. Almeno non lo dovrebbe fare senza aver prima verificato ogni possibile scenario alternativo con confronti su progetti, percorsi ed eventuali convergenze su temi ed obbiettivi comuni, condivisi su basi valoriali. In quest'ottica sarei ben felice di poter limitare il mio contributo personale ad ogni 'laboratorio' finalizzato ad un nuovo corso. Se invece la “decisione” (se tale può definirsi una scelta di fatto 'estorta' dalla consultazione di ieri) si limiterà, come purtroppo pare già essere stato enunciato, alla mera 'concessione' del simbolo M5S purchè 'in corsa solitaria' in ER, le mie personali scelte e valutazioni resteranno invariate ed anzi rafforzate'.