Insomma Massimo Mezzetti chiede apertamente ai vertici di Amo (a partire da Revisore e Collegio sindacale) di dimettersi e si compiace del fatto che Reggianini se ne sia andato. Il problema è che Reggianini se ne è andato da Amo ma è approdato in un ente ancor più importante e oggi siede alla guida del Pd Provinciale. Un ruolo dal quale per ora guarda bene di dimettersi, nonostante il Pd sia il partito che esprime le maggioranze di quasi tutte le giunte dei Comuni soci di Amo e della Provincia stessa.
Il dibattito
Un dibattito che ha visto, tra gli altri, gli interventi di Andrea Mazzi (Modena in ascolto) si è chiesto perché 'nessuno si sia accorto di nulla', nonostante l’elevato importo dei bonifici e i limitati controlli interni. Ha rimarcato l’assenza di una denuncia immediata da parte di aMo con il conseguente rischio di 'inquinamento delle prove'. Ha inoltre sollevato dubbi sull’idoneità del nuovo amministratore scelto, indicato dal Pd: in futuro 'si scelgano amministratori con competenze di gestione aziendale piuttosto che espressione di una certa parte politica'.Pur precisando che non spetta all’aula consiliare accertare responsabilità giuridiche o penali, Giovanni Silingardi (Movimento 5 Stelle) ha condiviso l’invito a fare chiarezza su quanto accaduto, non per 'puntare il dito' ma per comprendere le cause e prevenire il ripetersi di simili episodi. Tre i punti politici indicati: evitare che situazioni analoghe si ripetano; superare il limite (definito “un virus del sistema”) dell’assenza di poteri ispettivi e contabili del Comune sulle società partecipate, pur in presenza di significative quote pubbliche; ripensare la funzione stessa delle partecipate, domandandosi se siano realmente strumenti efficaci per il perseguimento degli obiettivi in materia di servizi pubblici.
Paolo Ballestrazzi (Pri-Azione) ha invece criticato la commistione tra politica e giustizia, che considera un vizio grave per le istituzioni.
Per il Partito democratico, Federica Di Padova ha respinto ogni coinvolgimento diretto del partito nella vicenda, citando allo stesso tempo casi di esponenti di partiti dello schieramento avverso condannati o indagati per reati gravi, evidenziando la contraddizione di chi oggi chiede dimissioni al centrosinistra. Ha ribadito il principio della presunzione d’innocenza ma anche la necessità, in caso di colpa accertata, di una condanna netta da parte della politica, contestando l’uso strumentale del caso e invitando tutte le forze politiche 'a un’assunzione matura di responsabilità, evitando la caccia alle streghe e il moralismo selettivo'.
Per Laura Ferrari (Alleanza Verdi Sinistra) è evidente che 'i controlli dei revisori dei conti di aMo non hanno funzionato.
Nella replica, la consigliera Maria Grazia Modena ha definito 'deludente e inadeguata' la risposta all’interrogazione, 'che fa seguito alla pavida assemblea di soci Amo che non ha proceduto al commissariamento dell’Ente, ma ha scaricato la responsabilità su un’unica dipendente'. La consigliera, ricordando la propria vicenda giudiziaria in cui il reparto di Cardiologia fu commissariato, ha ribadito che ci sarebbe voluto un commissariamento. Rivolgendosi al sindaco ha infine aggiunto: 'Con aMo ha avuto una grande occasione per avviare una riflessione sul funzionamento delle partecipate, ma se ne è ben guardato'.
Nella propria replica anche Ferdinando Pulitanò (Fdi) si è detto 'deluso' della risposta. 'Chiedere di fare luce su un ammanco di 460 mila euro di una società pubblica, anche attraverso un accesso agli atti, per l’opposizione - ha affermato - è fare il proprio lavoro. Sono arrabbiato perché oggi la maggioranza poteva dire che si prendeva la responsabilità politica di quanto avvenuto confidando nel nuovo amministratore. Comprendo l’imbarazzo del Pd e del sindaco che dovrebbero chiedere contezza a un revisore dei conti che è lo stesso del Pd, a un amministratore ora segretario del provinciale del Pd e a un direttore generale oggi assessore del Pd in provincia'.