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Questa mattina, in Piazza Grande, a Modena, davanti alla “Preda ringadora” manifestazione del Comitato modenese per il NO nel referendum sul taglio del Parlamento. Presenti anche le forze politiche aderenti: Rifondazione, SI, Pap, PCI, PSI nonché esponenti del mondo politico e imprenditoriale che condividono le stesse preoccupazioni e obiezioni in merito alla modifica costituzionale, a partire dalla deputata Giuditta Pini del Partito Democratico. Al Comitato per il No aderiscono inoltre l’associazione Alkemia, la lista Sinistra civica Formigine, la lista civica Partecipazione Consapevole, l’associazione LiberaMente Cittadino Formigine. A livello locale sono già presenti e attivi anche NOstra il Comitato Giovanile per il NO al Referendum costituzionale e Volt che a livello nazionale hanno già creato una piattaforma comune chiamata CosìNo e con i quali vi è una stretta collaborazione.
'Il taglio dei parlamentari non taglia la cattiva politica, ma elimina il 36,5% (un numero enorme) di seggi parlamentari, che non sono poltrone, sono luoghi di rappresentanza di noi cittadine e cittadini, dei nostri bisogni e delle nostre istanze, tagliare i seggi parlamentari significa tagliare la nostra voce. La cattiva politica ha altre cause: non nel numero dei parlamentari, ma nelle modalità di elezione, ovvero in leggi elettorali incostituzionali, viziate dalla logica maggioritaria che mortifica la rappresentanza della effettiva volontà politica del popolo, e che soprattutto, impediscono ai cittadini di scegliere direttamente i parlamentari, che sono scelti dalle segreterie dei partiti divenendo dei nominati - afferma il Comitato -. Questa modifica incide inoltre in modo drammatico sulla rappresentanza delle regioni meno popolose che, soprattutto al Senato, saranno sottorappresentate, avendo al massimo 3-4 senatori, sulle zone periferiche (come la bassa modenese o le aree montane) e sulle minoranze politiche che rischiano di rimanere escluse dal Parlamento; il risultato sarà che milioni di cittadini non riusciranno ad eleggere alcun rappresentante.
Per quanto riguarda l’argomento ridicolo e fuorviante del risparmio, posto che non si risparmia sulla democrazia, il vantaggio per le casse dello Stato è di appena lo 0,007%, un risultato che poteva essere raggiunto, e forse anche superato, riducendo lo stipendio di tutti i parlamentari, addirittura attraverso una semplice delibera dell’ufficio di presidenza delle camere; si è preferito al contrario modificare la Costituzione e lasciare intatti privilegi e stipendi dei pochi che rimarranno. Occorre restituire dignità e centralità al Parlamento, non indebolirlo, innanzitutto modificando la legge elettorale, eliminando le liste bloccate, e restituendo ai cittadini e alle cittadine il diritto costituzionale di scegliersi i rappresentanti, procedendo verso la piena attuazione dell’art. 49 Cost, quello riferito ai partiti, che devono tornare ad essere quegli strumenti, messi a disposizione dei cittadini, per partecipare alla vita politica che la Costituzione prevede. Abbiamo il diritto di essere rappresentati meglio, non meno come questa modifica determinerà'.