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Modena sul podio regionale per la presenza di Rom e Sinti

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La provincia modenese è dietro solo a quella di Reggio Emilia dove è presente il 47% dei residenti in Regione. Acceso dibattito in Assemblea legislativa sul modello Emiliano-Romagnolo delle micro-aree


Modena sul podio regionale per la presenza di Rom e Sinti
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In Emilia-Romagna sono in tutto 137 gli insediamenti di rom e sinti ad oggi presenti, di cui 111 di piccole dimensioni, abitati in tutto da 2.732 persone (lo 0,06% della popolazione regionale). Al 92,5% si tratta di sinti di cittadinanza italiana. Le famiglie sono in media composte da quattro persone, il numero di uomini e donne è in equilibrio. I minori sono il 32,3% della comunità, gli adulti fino a 64 anni rappresentano invece il 62,9%. Il 29,6% non ha alcun titolo di studio, il 35% ha la licenza elementare e il 33,2% quella di scuola media. Fra chi ha un'occupazione (soprattutto uomini), il 57,9% svolge un lavoro autonomo, soprattutto nell'ambito dello spettacolo (come i luna park). Il 34,5% è invece attivo nel commercio, per lo più nella gastronomia alimentare, mentre il 13,5% si occupa di servizi, soprattutto pulizie e manutenzione del verde.

Reggio Emilia è la provincia con la presenza più massiccia di insediamenti rom e sinti. Nel reggiano, infatti, risiede il 47,5% dei cittadini sinti in Emilia-Romagna.
Seguono le province di Modena e Bologna, con il 17,6%. La fotografia è stata scattata oggi in commissione Politiche sociali della Regione, che ha fatto il punto sugli effetti delle norme di viale Aldo Moro per l'inclusione di rom e sinti nel triennio 2019-2021. Provvedimento che mirava a ridurre il numero dei maxi-insediamenti a favore delle cosiddette micro-aree. Negli ultimi anni sono stati chiusi insediamenti nel 2020 a San Lazzaro di Savena (Bologna); nel 2019 a Casalecchio di Reno e San Lazzaro, nel bolognese, e a Ferrara; nel 2018 a Mirandola, nel modenese; dal 2015 al 2017 a Castelfranco Emilia nel modenese, a Guastalla nel reggiano e a Faenza. Con questi numeri in mano, il centrodestra parla di 'fallimento'.

'La legge Gualmini non funziona, sono soldi buttati al vento - attacca il leghista Daniele Marchetti - con l'istituzione di micro-aree familiari, sono aumentati i problemi sui territori e rileviamo numerosi casi di abusivismo'. Anche per Valentina Stragliati, consigliera del Carroccio, 'qualcosa non ha funzionato', così come per il leghista Michele Facci. 'Con le micro-aree sono state create zone franche in cui è permesso fare qualsiasi cosa- sostiene- il comportamento della Regione è davvero imbarazzante'. Anche per la capogruppo Fdi, Marta Evangelisti, 'questa legge non ha funzionato ed è evidente come anche nel bolognese le risorse siano state investite male. Siamo lontani dalla logica diritti e doveri uguali per tutti. Questa non è integrazione'. Di diverso avviso la maggioranza di centrosinistra.

Per Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa), 'l'approdo alle micro-aree è rispettoso di questa cultura ed è importante potenziare le collaborazioni tra gli enti locali e la Regione', anche perchè 'questi percorsi sono diventati più complessi per l'emergenza Covid'. Secondo Lia Montalti, consigliera regionale Pd, 'attraverso questa legge abbiamo cercato di costruire dei percorsi concretizzabili, delle progettualità, per sostenere le amministrazioni locali. E' una legge che vuole produrre miglioramenti nelle comunità. Le micro-aree sono state un approdo, abbiamo cercato di dare risposte e questa è una prima tappa rispettosa di una cultura, che introduce aspetti fondamentali, a partire dalla scuola'.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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