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Ne vale la pena? Siamo consapevoli dell'orrendo banchetto...

Eppure siamo ancora vivi, altrimenti il nostro isolamento ci avrebbe visto mummificati...
Caro direttore,
è più che legittima la sua domanda (ne vale la pena?), domanda che si pongono moltissimi pentastellati oggi, mi creda, con grande sofferenza interiore. Le posso assicurare che, al di là delle battute pittoresche che come prassi non ci vengono mai risparmiate, neppure dagli “amici”, per ognuno di noi il voto espresso è stato il risultato di mille e mille ragionamenti tra di loro contrastanti. Sono, siamo, consapevoli dell’orrendo banchetto a cui ci stiamo sedendo, un banchetto al quale mai e poi mai avremmo immaginato di doverci accostare. Sì, è totalmente e inesorabilmente disgustoso (già il fatto di vedere B essere ricevuto dal PdR nel salotto buono, e poi da Draghi con una certa familiarità lascia sgomenti. Ci si chiede perché). Ma vengo al suo quesito: sì, ne è valsa la pena, fino ad un certo punto. Perché se è vero che come diceva il grande (accetti l’aggettivo, è più che meritorio) Gianroberto Casaleggio ”il Movimento 5 Stelle dovrà lasciarsi inquinare dagli altri partiti per modificarli, fino a scomparire” nessuno si attendeva questo sviluppo.
Tanto più dopo la felicissima parentesi del Signor Conte (troppo signore per gli itagliani, badi che non ho fatto un errore di ortografia). Ma se l’episodio, goffo e maldestro come il suo autore, di Matteo 1 fu una pirlata per dirla alla lombarda così capisce meglio, il successivo attentato da parte di Matteo 2 viene da molto lontano e non è il frutto di un’improvviso colpo di testa, anche se la Prescrizione doveva apparire a tutti i suoi occhi (capiscammè…) come un pericolo terribilmente concreto. Cosa intendo dire con questo? Ancora una volta direttore mi tocca prendere a prestito le parole del compianto Pasolini “io lo so ma non posso dimostrarlo”. Abbiamo delle pedine, ognuna con una storia: Mattarella, voluto dal vero figlio di B, non dimentichiamolo; Draghi, preceduto da una fama di saggio castigatore; il board europeo, che sa bene il livello di malaffare che regna nel Bel Paese. E poi ci sono i 209 miliardi di euro. Che appena dopo 24 ore dal successo -personale- di Conte una massa famelica e svergognata di colletti sporchi ha immediatamente cercato di sottrarre con destrezza. Direttore, faccia due più due. A questo punto l’alternativa del Movimento 5 Stelle era o di isolarsi sull’avventino come ha fatto la nota urlatrice, preservando così ciò che resta dell’originaria purezza (per quanto ci riguarda!), o cercare di salvare il salvabile, almeno cercando di toccare palla.
In più, c’era il consiglio di Grillo di aprire al nuovo candidato, sottolineato anche da Conte (nel suo caso forse più per fair play che altro). Ci si è messo anche Crimi, autore pare dell’inaccettabile quesito posto su Rousseau: un quesito a risposta pilotata, senza terza via. Una brutta cosa che non ci onora. Ne valeva la pena chiede Di Battista e lo chiede Lei a noi indirettamente. Che dire? Certo che ne valeva la pena (la palla di vetro non l’ha nessuno, e i tempi oggi sono brevissimi): siamo ancora vivi, altrimenti il nostro isolamento ci avrebbe visto mummificati (non come la finta mummia di cui ho accennato poc’anzi). E finché c’è vita c’è speranza. Certo avremmo potuto giocarcela molto meglio se solo avessimo avuto un millesimo di quell’orrenda furbizia del vero figlio di B. Ma in quel caso non saremmo stati i visionari puri e rudi che tanto sono piaciuti in passato e che la stampa prona e vaselinata ha pensato bene di attaccare tutti i giorni e a tutti le ore, anche con argomenti di pura fantasia, come padrone comandava. Infine direttore, devo fare un mea culpa (non mio di me che ho combattuto all’inverosimile per risolvere questo problema che poi ha contribuito in maniera determinante alla nostra dipartita!): nel M5S la Comunicazione (verso i giornali, la radio, la televisione, i social) risulta da sempre “non pervenuta”. Il ché è equivalso ad un “offri l’altra guancia” ad oltranza.
Vittorio Cajò
è più che legittima la sua domanda (ne vale la pena?), domanda che si pongono moltissimi pentastellati oggi, mi creda, con grande sofferenza interiore. Le posso assicurare che, al di là delle battute pittoresche che come prassi non ci vengono mai risparmiate, neppure dagli “amici”, per ognuno di noi il voto espresso è stato il risultato di mille e mille ragionamenti tra di loro contrastanti. Sono, siamo, consapevoli dell’orrendo banchetto a cui ci stiamo sedendo, un banchetto al quale mai e poi mai avremmo immaginato di doverci accostare. Sì, è totalmente e inesorabilmente disgustoso (già il fatto di vedere B essere ricevuto dal PdR nel salotto buono, e poi da Draghi con una certa familiarità lascia sgomenti. Ci si chiede perché). Ma vengo al suo quesito: sì, ne è valsa la pena, fino ad un certo punto. Perché se è vero che come diceva il grande (accetti l’aggettivo, è più che meritorio) Gianroberto Casaleggio ”il Movimento 5 Stelle dovrà lasciarsi inquinare dagli altri partiti per modificarli, fino a scomparire” nessuno si attendeva questo sviluppo.
Tanto più dopo la felicissima parentesi del Signor Conte (troppo signore per gli itagliani, badi che non ho fatto un errore di ortografia). Ma se l’episodio, goffo e maldestro come il suo autore, di Matteo 1 fu una pirlata per dirla alla lombarda così capisce meglio, il successivo attentato da parte di Matteo 2 viene da molto lontano e non è il frutto di un’improvviso colpo di testa, anche se la Prescrizione doveva apparire a tutti i suoi occhi (capiscammè…) come un pericolo terribilmente concreto. Cosa intendo dire con questo? Ancora una volta direttore mi tocca prendere a prestito le parole del compianto Pasolini “io lo so ma non posso dimostrarlo”. Abbiamo delle pedine, ognuna con una storia: Mattarella, voluto dal vero figlio di B, non dimentichiamolo; Draghi, preceduto da una fama di saggio castigatore; il board europeo, che sa bene il livello di malaffare che regna nel Bel Paese. E poi ci sono i 209 miliardi di euro. Che appena dopo 24 ore dal successo -personale- di Conte una massa famelica e svergognata di colletti sporchi ha immediatamente cercato di sottrarre con destrezza. Direttore, faccia due più due. A questo punto l’alternativa del Movimento 5 Stelle era o di isolarsi sull’avventino come ha fatto la nota urlatrice, preservando così ciò che resta dell’originaria purezza (per quanto ci riguarda!), o cercare di salvare il salvabile, almeno cercando di toccare palla.
In più, c’era il consiglio di Grillo di aprire al nuovo candidato, sottolineato anche da Conte (nel suo caso forse più per fair play che altro). Ci si è messo anche Crimi, autore pare dell’inaccettabile quesito posto su Rousseau: un quesito a risposta pilotata, senza terza via. Una brutta cosa che non ci onora. Ne valeva la pena chiede Di Battista e lo chiede Lei a noi indirettamente. Che dire? Certo che ne valeva la pena (la palla di vetro non l’ha nessuno, e i tempi oggi sono brevissimi): siamo ancora vivi, altrimenti il nostro isolamento ci avrebbe visto mummificati (non come la finta mummia di cui ho accennato poc’anzi). E finché c’è vita c’è speranza. Certo avremmo potuto giocarcela molto meglio se solo avessimo avuto un millesimo di quell’orrenda furbizia del vero figlio di B. Ma in quel caso non saremmo stati i visionari puri e rudi che tanto sono piaciuti in passato e che la stampa prona e vaselinata ha pensato bene di attaccare tutti i giorni e a tutti le ore, anche con argomenti di pura fantasia, come padrone comandava. Infine direttore, devo fare un mea culpa (non mio di me che ho combattuto all’inverosimile per risolvere questo problema che poi ha contribuito in maniera determinante alla nostra dipartita!): nel M5S la Comunicazione (verso i giornali, la radio, la televisione, i social) risulta da sempre “non pervenuta”. Il ché è equivalso ad un “offri l’altra guancia” ad oltranza.
Vittorio Cajò

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