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Tutte le fasi che dalla telefonata da Pavullo è arrivata alle 5,47 al centralino del 118 e fino al parto delle 7,21 a Sassuolo, hanno caratterizzato l’emergenza che domenica scorsa ha interessato la 35 enne di Pavullo colpita da distacco di placenta, si sono svolte all’interno di un protocollo che dal gennaio del 2016 esclude il ricorso all’ospedale di Pavullo. Ciò significa che anche se il punto nascite fosse stato aperto quel genere di emergenza sarebbe stato trattato in un centro nascite della pianura in grado di garantire standard di sicurezza che l’ospedale di Pavullo ha gradualmente perso negli anni e che ha portato alla chiusura materializzata qualche giorno fa. Questo è quanto il Direttore Generale dell’Ausl Annicchiarico supportato da tutto lo staff medico e del 118 coinvolto nell’emergenza di domenica, ha voluto ribadire in conferenza stampa.
Non solo per ricostruire l’accaduto ma anche per rispondere a chi, a diversi livelli, che il bambino, se si fosse intervenuti a Pavullo si sarebbe potuto salvare.
'La grande distanza dall’ospedale di riferimento in casi emergenze' - è stato risposto ad una nostra domanda - 'è solo una variabile tra le tante che ne definiscono l’esito, legate come nell'ultimo caso al quadro clinico della donna. Recentemente un caso simile, nel centro di Bologna, ha avuto lo stesso epilogo' - ci riferisce il Direttore Generale - ha avuto un esito analogo e non è detto che un distacco di placenta, per esempio a Pievepelago, che dovesse accadere in futuro, abbia per forza esito negativo'.
I sanitari del 118 hanno confermato che valutate le condizioni delle donna dall'infermiere è stato predisposto il trasporto su auto-medica ed il protocollo adottato è quello previsto dal 2016 e che prevede il trasporto a Sassuolo o in un altro centro specializzato, e che non è possibile l'utilizzo dell'elicottero se non per il trasporto della madre in emergenza ma a parto avvenuto.
Seguiranno approfondimenti video con gli interventi dei sanitari
Redazione Pressa
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