Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Mentre i lavoratori adulti aumentano, i giovani occupati restano il problema principale del mercato del lavoro in Emilia-Romagna, oltre ad una precarieta' generale ancora troppo diffusa. Precarità che contraddistingue circa il 90% dei posti di lavoro in più registrati a livello nazionale.
Lo certifica la Cgil regionale, che oggi fa i conti alla crescita evidenziandone contraddizioni e 'squilibri', ad esempio tra territori (si allarga il solco tra i primi e gli ultimi, come Ferrara).
Il ritratto che ne esce e' un quadro ben diverso da quello dipinto anche al report economico di fine anno a Fico, nel quale spiccava un pil emiliano-romagnolo pronto in prospettiva a superare quello del Veneto.
In un contesto per l'Emilia-Romagna oggi di pil salito al +1,7% e disoccupazione scesa al 5,9%, la luce rossa si accende quindi osservando il trend per la fascia 15-34 anni a confronto con quello di 10 anni prima: il tasso di occupazione specifico cala dal 64,7% del 2007 al 50,5% nel 2016.
Si tratta di oltre 14 punti percentuali in meno per l'Emilia-Romagna contro gli 11 a livello nazionale, evidenzia l'istituto di ricerche della Cgil, Ires, sulla base dei dati Istat e Eurostat.
In un convegno organizzato oggi nella sede Cgil a Bologna il presidente regionale Ires Giuliano Guietti, ha precisato che si tratta di valori distanti dalle medie europee: 'Il calo del 14,2% in valori assoluti significa una perdita, in regione, di oltre 155.000 occupati in questa fascia d'eta', concentrata soprattutto nel segmento dai 25 ai 34 anni (-137.000)', mentre infatti l'altro, quello dai 15 ai 24 anni, risulta un po' in ripresa. Secondo Ires si tratta di un problema aggravato da due aspetti concomitanti: anzitutto la contrazione della popolazione dai 15 ai 34 anni, con quasi 60.000 abitanti in meno nell'ultimo decennio ma anche, appunto, l'aumento degli occupati over 35, cresciuti nello stesso periodo di quasi 200.
000 unita'.
'Uno dei problemi piu' grossi che abbiamo riguarda il mondo giovanile, i giovani piu' che essere usciti dalla crisi non sono mai stati occupati. Per altre fasce di eta' non e' accaduto, anzi. C'e' un nodo drammatico di accesso al mercato del lavoro, e chi e' entrato lo ha fatto in modo precario e sottopagato. È un bell'rgomento per la politica, diciamo'.
Parole e concetti condivisi dal segretario della Cgil Emilia-Romagna, Luigi Giove, che sempre sui giovani affermato: 'Questa e' la sfida, questo e' il problema, insieme a quello di un mercato del lavoro troppo precario, anche a causa di misure governative che hanno indebolito il potere dei lavoratori nei rapporti'. Secondo Giove, il Patto del lavoro caro al governatore Stefano Bonaccini ha in se' gli strumenti per ovviare alle storture: 'Per evitare linee di frattura, possiamo prevedere l'uscita dei lavoratori anziani dai luoghi di lavoro a condizione che vengano sostituiti da altri piu' giovani, oppure elevando le competenze professionali per soddisfare le nuove esigenze d'impresa. Il problema e' grosso e importante, va aggredito- conclude Giove a margine e nel corso dei lavori nel salone Di Vittorio- dentro lo schema del Patto per il lavoro regionale, che puo' crescere e svilupparsi'.