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Sulla carta sarebbe un unico ospedale, di 'area', diviso però in due sedi. Una a Carpi ed una a Mirandola. Sulle quali sarebbero distribuiti i diversi reparti specialistici, sulla base anche delle strutture e spazi a disposizione. Sarebbe questa l'ipotesi sulla quale il PD ed il centro sinistra starebbero lavorando a livello regionale per uscire dal nodo tecnico e politico nel quale è sfociato, e si è arenato, il dibattito sulle garanzie da dare all'ospedale di Mirandola ed il suo potenziamento, ritenuto tanto più necessario dopo la prova che l'ospedale stesso ha fornito nella gestione dell'emergenza Covid.
Ma un conto è parlare di potenziamento di alcuni servizi e reparti, ed un conto è parlare di uguale livello rispetto a quello di Carpi.
Sulla base del Pal (Piano Attuativo Locale) della sanità provinciale approvato nel 2011, ancora in vigore, e della normativa regionale specifica del 2015 (piani e norme sottoscritte ed applicati dalle amministrazioni provinciali di centro-sinistra), l'ospedale di Mirandola è stato, come quello di Pavullo, declassato e oggi si trova a livello di 'prossimità', rispetto a quello di 'area' in cui è classificato (anche sulla base della popolazione dell'area stessa di riferimento), quello di Carpi.
Una differenza di livello, quella tra i due ospedali, come dettoancora sancita dai piani attuali, e difficilmente superabile, se non a livello di indirizzo e di enunciato politico. Quel livello sul quale si è mossa la conferenza Territoriale sociale e sanitaria, di cui è Presidente il sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli, che nelle scorse settimane, prima della pausa estiva, ha deliberato (in linea di indirizzo), l'ipotesi che i due ospedali (di Carpi e Mirandola), possano essere allo stesso livello.
Che ragionando in termini, appunto, di 'area' (con copertura l'area nord della provincia di Modena), significherebbe fare salire di livello quello di Mirandola, equiparandolo a quello di Carpi. Una ipotesi difficilmente (se non assolutamente), compatibile con la normativa ed i piani attuali definiti sia dal PAL del 2011 sia dalla Legge Regionale del 2015 sulla riorganizzazione ospedaliera.
Di fatto le amministrazioni di centro sinistra regionale e provinciale, e per buona parte comunali della provincia di Modena che quei piani, negli anni, li hanno sottoscritti, avrebbero, nella recente riunione della Conferenza Territoriale Sociale Sanitaria, deliberato un indirizzo di fatto contrario o comunque incompatibile, sia sul piano politico che tecnico, con le scelte da loro stessi assunte o avvallate negli ultimi dieci anni. Le stesse che hanno per molti aspetti depotenziato, nella logica di prossimità, gli ospedali cosiddetti minori della provincia. Tra cui, appunto, quello di Mirandola.
E' chiaro che l'ipotesi, ora teorica e scritta in linea di indirizzo nella delibera della Conferenza Territoriale Sanitaria, di prevedere un unico ospedale di area diviso in due sedi (Carpi e Mirandola), salverebbe per così dire 'capre' e 'cavoli', rendendo possibile ciò (un innalzamento del livello dell'oospedale di Mirandola), che oggi non è previsto, nemmeno sulla carta dei piani in vigore. Ma non solo. Questa ipotesi, per i più maligni, darebbe la possibilità (attraverso quella redistribuzione delle specialità e quella riorganizzazione di cui ha parlato lo stesso direttore generale dell'Ausl rispondendo, al posto dei politici, ad una interrogazione del gruppo Uniamoci in Consiglio Provinciale), anche di potere avvallare l'ipotesi di portare, a parità di livello di ospedale, il punto nascite solo a Carpi (ricordiamo che per Mirandola la deroga di tre anni concessa dalla Regione all'apertura dei centri al di sotto dei 500 parti sta per scadere), oltre a potere mantenere il servizio di terapia intensiva solo Carpi, limitando Mirandola il servizio post-acuzie.
Una ipotesi (quella di un unico ospedale di area in due sedi), che comunque andrebbe uniformata ad un Pal ancora in vigore e ad una riorganizzazione regionale che oggi non la prevedono e che tutt'ora dividono nettamente il livello dei due ospedali. Ed è su questo punto, ovvero sulla prova che la volontà politica di innalzare il livello dell'ospedale di Mirandola sia provata nei fatti anche dalla modifica di quella cornice normativa ed amministrativa che ad oggi non la permette, su cui si sono orientate le ultime proposte e risposte del centro destra. E che saranno al centro del dibattito autunnale.
Gi.Ga.