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Ma per la sanità della montagna resta il nodo della chiusura del punto nascite, come sottolinea il senatore Lega Stefano Corti. ‘Sabato a Pavullo il presidente uscente della Regione Bonaccini si è esibito in uno spot elettorale in occasione della inaugurazione delle sale operatorie dell’ospedale. Una strumentalizzazione che non è passata inosservata ai residenti della montagna e al sindaco di Pavullo Biolchini che giustamente ha messo Bonaccini davanti all’unica vera realtà sulla sanità in montagna - afferma Corti -. Oggi a causa delle politiche di questa regione in montagna non si può più nascere e le mamme sono costrette a percorrere anche 80 chilometri (come nel caso di Fiumalbo) di montagna per andare negli ospedali di Modena. Trattati come cittadini di serie B ai quali togliere anche i diritti più elementari. Il tutto giustificato con l’assurda regola dei 500 parti minimi, peraltro derogata nel caso di Mirandola. Io posso garantire da senatore della montagna che con il governo di Lucia Borgonzoni faremo ogni cosa possibile per riaprire in tempi veloci il punto nascite. La montagna non dimentica e, soprattutto, sappia Bonaccini, non si lascia prendere in giro’.
Parole sottoscritte anche da Antonio Platis di Forza Italia. 'A Pavullo il Presidente della Regione Bonaccini ha perso una buona occasione per smetterla di prendere in giro i cittadini della montagna. Continuare ad insistere su quanto stabilito dall'accordo stato regioni che ha posto la soglia dei 500 parti l'anno serve solo a nascondere con una foglia di fico, ciò che la Regione in questi anni ha fatto con l'avvallo della Provincia e di un Pal del 2011 che ha previsto il declassamento dell'ospedale di Pavullo. Dovevano collaborare Pavullo e Sassuolo e invece hanno solo dirottato le donne residenti in montagna per fare scendere drasticamente il numero al di sotto dei 500. Creando, cosi', le condizioni per poterlo chiudere. Soglia sotto la quale solo una deroga, garantita da condizioni di sicurezza (ovvero personale e strumentazioni), potrebbe garantire l'apertura. Condizioni di sicurezza che la Regione e l'Ausl consapevolmente e per una precisa volontà politica hanno fatto venire meno all'ospedale di Pavullo - chiude Platis -. Bastava che Bonaccini facesse ciò che è stato fatto, a Mirandola, ospedale che nonostante il numero inferiore dei 500 parti è stato oggetto di investimenti tali da garantire le condizioni sicurezza per continuare a rimanere aperto, obbligando medici del Policlinico a lavorare anche al Santa Maria Bianca. Bonaccini poteva farlo anche a Pavullo e non lo ha fatto'.
Ospedale Pavullo: Bonaccini inaugura, ma il punto nascite resta chiuso

Stefano Corti Lega: 'Oggi a causa delle politiche di questa regione in montagna non si può più nascere'

Sabato mattina il presidente della Regione Stefano Bonaccini ha tagliato il nastro delle sale operatorie dell’ospedale di Pavullo nel Frignano, 748 metri quadrati dedicati alle attività chirurgiche ristrutturati e nuove attrezzature biomediche. Accanto a Bonaccini, il direttore generale dell’Azienda USL di Modena Antonio Brambilla, il sindaco di Pavullo Luciano Biolchini e il direttore del distretto sanitario Carlo Serantoni.
'La nostra montagna rappresenta una priorità e nelle aree appenniniche abbiamo investito e stiamo investendo tantissimo, registrando per la prima volta negli ultimi dieci anni una inversione di tendenza, con un aumento delle persone residenti' – ha detto Bonaccini.Ma per la sanità della montagna resta il nodo della chiusura del punto nascite, come sottolinea il senatore Lega Stefano Corti. ‘Sabato a Pavullo il presidente uscente della Regione Bonaccini si è esibito in uno spot elettorale in occasione della inaugurazione delle sale operatorie dell’ospedale. Una strumentalizzazione che non è passata inosservata ai residenti della montagna e al sindaco di Pavullo Biolchini che giustamente ha messo Bonaccini davanti all’unica vera realtà sulla sanità in montagna - afferma Corti -. Oggi a causa delle politiche di questa regione in montagna non si può più nascere e le mamme sono costrette a percorrere anche 80 chilometri (come nel caso di Fiumalbo) di montagna per andare negli ospedali di Modena. Trattati come cittadini di serie B ai quali togliere anche i diritti più elementari. Il tutto giustificato con l’assurda regola dei 500 parti minimi, peraltro derogata nel caso di Mirandola. Io posso garantire da senatore della montagna che con il governo di Lucia Borgonzoni faremo ogni cosa possibile per riaprire in tempi veloci il punto nascite. La montagna non dimentica e, soprattutto, sappia Bonaccini, non si lascia prendere in giro’.
Parole sottoscritte anche da Antonio Platis di Forza Italia. 'A Pavullo il Presidente della Regione Bonaccini ha perso una buona occasione per smetterla di prendere in giro i cittadini della montagna. Continuare ad insistere su quanto stabilito dall'accordo stato regioni che ha posto la soglia dei 500 parti l'anno serve solo a nascondere con una foglia di fico, ciò che la Regione in questi anni ha fatto con l'avvallo della Provincia e di un Pal del 2011 che ha previsto il declassamento dell'ospedale di Pavullo. Dovevano collaborare Pavullo e Sassuolo e invece hanno solo dirottato le donne residenti in montagna per fare scendere drasticamente il numero al di sotto dei 500. Creando, cosi', le condizioni per poterlo chiudere. Soglia sotto la quale solo una deroga, garantita da condizioni di sicurezza (ovvero personale e strumentazioni), potrebbe garantire l'apertura. Condizioni di sicurezza che la Regione e l'Ausl consapevolmente e per una precisa volontà politica hanno fatto venire meno all'ospedale di Pavullo - chiude Platis -. Bastava che Bonaccini facesse ciò che è stato fatto, a Mirandola, ospedale che nonostante il numero inferiore dei 500 parti è stato oggetto di investimenti tali da garantire le condizioni sicurezza per continuare a rimanere aperto, obbligando medici del Policlinico a lavorare anche al Santa Maria Bianca. Bonaccini poteva farlo anche a Pavullo e non lo ha fatto'.
Redazione La Pressa
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