Paldino: 'Sanità regionale, la riforma non è più rimandabile'
'Sempre più difficile per i cittadini accedere alle visite, servono incentivi per chi vuole aprire ambulatori nelle zone montane'
'E’ un vero e proprio sos quello dei medici di base, i cari vecchi medici di famiglia che conoscevano ogni singolo paziente – sottolinea Paldino -. I numeri di chi intraprende questa carriera sono in calo vertiginoso e tutto sta cambiando in peggio rispetto al passato, soprattutto dopo la fase pandemica. Se, oltre a Modena, consideriamo le altre province come Reggio, Ferrara e Piacenza, mancano all’appello almeno 200 medici di medicina generale, in particolare nelle aree più complesse come le zone di montagna. Ci sono deroghe locali che permettono ai medici di assistere fino a 1800 persone, ben oltre il tetto dei 1500. Questo sovraccarico di assistiti sta mettendo una pressione enorme sui professionisti, che si si ritrovano costretti a limitare le visite, a trasformarsi quasi in ‘passacarte’ per le ricette, riducendo il contatto diretto col territorio, quindi coi cittadini. Una volta le persone erano abituate ad avere nel proprio medico il primo canale di assistenza, mentre ora riuscire a sottoporsi una visita è in alcuni casi pura utopia. Questo – continua Paldino – spinge sempre più cittadini ad andare nei PS e, per chi li conosce, nei nuovi Cau, intasando così le corsie e aumentando le attese'.'Il quadro attuale – continua Paldino – è conseguenza di una programmazione inadeguata, sia a livello nazionale che regionale, che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Così oggi spesso diventa un’impresa poter scegliere un Mmg vicino a casa, con conseguenti disagi e rischi per la salute, in particolare di anziani e fragili. Il problema è datato, in quanto sono almeno dieci anni che la situazione dava segnali di costante peggioramento. In un decennio non si è messo mano alla situazione palese quando la stessa Regione assicurava che ‘il rapporto medico/popolazione residente, definito dall’Accordo collettivo nazionale per la Medicina generale del marzo 2005, viene rispettato in tutti gli ambiti territoriali di questa regione e addirittura, negli ultimi anni, il numero di medici in graduatorie disponibili all’accettazione delle zone carenti è risultato superiore alle zone carenti assegnate. La realtà era ed è ben diversa e oggi sempre più non si trovano abbastanza specializzati in medicina generale. Per troppi anni nessuno qui ha adeguato il numero di medici specializzati in Medicina Generale'.'Per questo motivo una delle priorità della nuova Giunta regionale dovrà essere quella di una vera riforma della Sanità locale, anche incalzando con decisione il Governo perché preveda nuove risorse immediatamente disponibili. Serve poi incentivare i nuovi medici di medicina generale che attivano le convenzioni con le Asl perché aprano nelle zone più difficili e lontane, quelle che più di tutte soffrono la presenza limitata di professionisti medici. Abbassare il numero di assistiti per ogni medico e prevedere al contempo agevolazioni per chi deciderà di aprire un ambulatorio in montagna sono azioni che potrebbero portare risultati positivi già nel breve periodo. Non dimentichiamo che il medico di medicina generale rappresenta il primo anello di congiunzione tra il territorio e il diritto alla cure: depotenziarne il ruolo significa esporre sempre di più la popolazione, soprattutto quella più fragile, a gravi rischi per la propria salute, nei casi peggiori alla scelta drastica di rinunciare a curarsi perché impossibilitati a rivolgersi al privato'.
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