La Pressa redazione@lapressa.it Notizie su Modena e Provincia
Logo LaPressa.it
Facebook X Youtube Linkedin Instagram Telegram

Spazio ADV dedicata a LG
Spazio ADV dedicata a Tradizione e sapori di Modena
Spazio ADV dedicata a LG
Articoli Politica

Parto in ambulanza: 'Non solo punti nascita chiusi, il problema è anche l'emergenza urgenza'

Parto in ambulanza: 'Non solo punti nascita chiusi, il problema è anche l'emergenza urgenza'

Maria Cristina Bettini, referente Comitato Salviamo l'ospedale di Pavullo: 'Impiegare tre mezzi tra cui un elicottero, per un parto naturale a pochi metri dall'ospedale, evidenzia le storture del sistema. E a Pavullo, c'era almeno un ginecologo?'


2 minuti di lettura

Spazio ADV dedicata a Tradizione e sapori di Modena
“Il problema non è solo la chiusura dei punti nascita. L’ultimo caso di parto in ambulanza a Pavullo mette in luce una questione ben più ampia: la fragilità sempre più evidente del sistema di emergenza-urgenza in tutto l’Appennino e che da tempo denunciamo'. A parlare è Cristina Bettini, referente del comitato “Salviamo l’Ospedale di Pavullo”, che commenta con amarezza quanto accaduto pochi giorni fa, quando una donna con parto precipitoso è stata dai fatti obbligata a partorire nell'ambulanza partita poco prima dall'ospedale che fino al 2017 ospitava il punto nascita, e a brevissima distanza dal punto in cui è avvenuto il parto.Secondo Bettini, la vicenda rappresenta non solo la necessità di riflettere sull'opportunità di rilanciare la discussione sui punti nascita, ma 'l’ennesima dimostrazione di come l’intero assetto sanitario montano, via via depotenziato, sia inadeguato a garantire risposte tempestive e sicure ai cittadini. Si parla tanto di rete territoriale e potenziamento dei servizi – afferma – ma di fatto ci troviamo con un sistema d’emergenza sotto stress, che per gestire un parto fisiologico ha dovuto impegnare tre mezzi di soccorso, tra cui un elicottero. E se in quello stesso momento si fosse verificato un infarto o un grave trauma altrove?
Non ci sarebbero state risorse sufficienti”.E qui si ripropone anche il tema della distanza dal centro nascite più vicino, e le condizioni viarie sempre peggiori e che diventano quasi impossibili da superare se non appunto con un elicottero (che nel caso di emergenza ostetrica poteva essere utilizzato solo a certe condizioni), nel momento in cui ci sono emergenze come l'interruzione totale o parziale del collegamento stradale principale come sta succedendo sulla Nuova Estense con i lavori al viadotto Rio-Torto.'Anche per questo - sottolinea Il comitato - il tema della sicurezza sanitaria in Appennino non può ridursi al solo dibattito sui punti nascita, chiusi a partire dal 2017. È l’intero sistema che è stato impoverito – continua Bettini – dai servizi di pronto soccorso alla reperibilità degli specialisti, fino alla presenza di medici in grado di intervenire sul territorio. Non è accettabile che ancora oggi ci si chieda, di fronte a un’emergenza, se a Pavullo sia presente o meno un ginecologo”.
Le preoccupazioni si estendono a tutto il territorio montano, da Modena alla provincia reggiana, dove la distanza dai centri attrezzati si somma alla scarsità di personale e mezzi.
“Ogni minuto è cruciale in un’emergenza – ribadisce la presidente del comitato – e in Appennino questi minuti si perdono, con conseguenze potenzialmente tragiche”.Alla luce dei fatti, il comitato rilancia la richiesta di una revisione profonda del modello sanitario per le aree interne: “Chiediamo non solo la riapertura dei punti nascita, ma soprattutto un vero piano di emergenza territoriale che garantisca la presenza costante di professionisti e strumenti, per tutelare la salute di chi vive in montagna”.
Foto dell'autore

Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consigliere Corecom (C...   

La Pressa
Logo LaPressa.it

Da anni Lapressa.it offre una informazione indipendente ai lettori, senza nessun finanziamento pubblico. La pubblicità copre parte dei costi, ma non basta. Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci segue di concederci un contributo. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, è fondamentale.

Articoli Correlati