'L’impianto di via Cavazza è classificato come «impianto di incenerimento» con operazione R1 di recupero energetico - ricordano i consiglieri -. I dati reperibili nei rapporti mensili di Arpae riportano che nel 2023 l’impianto ha bruciato 215.927 t di rifiuti (58 % urbani, 42 % speciali) e ha prodotto circa 135 GWh di elettricità e nel 2024 i conferimenti sono scesi sotto quota 187.487 000 t (-28.440 t rispetto al 2023. Dei rifiuti conferiti il 50,9% sono speciali a libero mercato, il 12,6% rifiuti urbani provenienti da altre province, il 36,5% rifiuti urbani della provincia di Modena.
'Dal processo derivano residui solidi tra cui circa il 20% in massa di scorie grosse (~40.000 t/anno) che vanno trattate per il recupero di metalli e poi in parte avviate a discarica, e un 3- 4% di polveri/fly-ash classificate rifiuto pericoloso (6-8.000 t/anno) da smaltire in impianti specializzati. L’incenerimento di 200.000 t/anno rilascia circa 200.000 t CO₂ totali; la frazione fossile (≈40%) produce comunque 80-90.000 t CO₂ /anno, valore che potrebbe rientrare nell’ETS europeo dopo il 2028 con probabili costi significativi. Oltre alle emissioni dirette vanno considerati traffico pesante (30-40 camion/giorno), rumore, consumo idrico (≈0,16 m³ per tonnellata di rifiuto) e produzione di percolati/effluenti industriali da trattare'.