‘Quasi la metà dei richiedenti asilo accolti a Modena non ha diritto all'asilo'

Il capogruppo di Forza Italia Giacobazzi sui dati forniti da Comune e Prefettura in risposta ad una sua interrogazione: 'Utilizzando i ricorsi, anche chi ha visto bocciarsi la richiesta di asilo continua a restare nei centri con vitto e alloggio pagato, anche per due anni'


La condizione descritta è quella che emerge dalla risposta che il consigliere comunale di Forza Italia Piergiulio Giacobazzi ha ricevuto dall'assessore ai servizi sociali Roberta Pinelli all'interrogazione sull'accoglienza dei richiedenti asilo.
'In sintesi - specifica Giacobazzi - ii dati confermano che svariati milioni di euro pubblici vengono spesi per l’accoglienza di persone che una volta giunti davanti ad una delle tre commissioni territoriali di valutazione in Emilia-Romagna risultano privi dei requisiti minimi (fuga da guerre, emergenze, condizioni sociali) per ottenere il diritto all’asilo. Ma che proprio grazie ai ricorsi possono continuare a godere della permanenza sul territorio e dell'accoglienza con vitto e alloggio nella rete di strutture gestite dalle cooperative dell’accoglienza.
Un sistema che vanifica anche gli sforzi fatti per accelerare i tempi di analisi delle singole richieste'. Di fatto per garantire un turn over all'interno delle strutture che dovrebbero fornire accoglienza temporanea in attesa dell'esame della richiesta di asilo.
'Se nel 2017, anno del boom di sbarchi, la permanenza nei centri di accoglienza in attesa della valutazione della propria richiesta di asilo durava anche un anno anno e mezzo, oggi grazie alla presenza di tre commissioni territoriali di valutazione, la permanenda sarebbe di 4 mesi circa, prima di essere convocati dalla commissione e di otto per l’esito. Che a seguito di diniego della richiesta di asilo, e della possibilità di fare ricorso, possono allungarsi a 48 mesi. Di fatto la possibilità di ricorso data a tutti viene utilizzata come strumento per prolungare, anche per un altro anno, la propria permanenza sul territorio e l’inserimento nelle reti dell’accoglienza, nonostante le pochissime possibilità di integrazione e di avviamento al lavoro. In un limbo sociale ed istituzionale che spesso, come la cronaca conferma, sfocia in derive illegali se non criminali da parte dei singoli soggetti. E’ chiaro che un sistema così non può reggere né socialmente, né economicamente, né sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica; un sistema che pregiudica l’obiettivo di garantire accoglienza e integrazione a chi, sulla base della normativa, ne avrebbe veramente diritto'.
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