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'Sanità: il payback sanitario va modificato o cancellato'

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Consiglieri PD di Mirandola e dell'Area Nord insieme ai parlamentari per chiedere al governo più soldi alla sanità e l'annullamento del meccanismo sul rimborso, da parte delle aziende, del 50% delle spese effettuate in eccesso


'Sanità: il payback sanitario va modificato o cancellato'
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Ad aprire la conferenza a cinque presso la sede provinciale del PD di Modena in via Rainusso c'è il segretario del partito a Mirandola Marco Azzolini che bolla il cosiddetto payback sanitario sulla fornitura di dispositivi medici una 'norma irrazionale iniqua dall’impatto insostenibile'.
'Siamo qui per presentare l'azione passata e futura del PD a tutti i livelli, dal locale al parlamentare, per modificare il meccanismo del payback, bloccarne l'applicazione e gli effetti sulle aziende e sull'intero comparto del biomedicale'.

Non manca, da subito, una frecciata all'amministrazione comunale mirandolese: 'Non ci risultano azioni da parte del Comune, della Lega e da altre forze di centrodestra che invitiamo a rompere il silenzio assordante e a fare fronte comune' - rilancia Azzolini.

L'obbligo per le aziende del comparto sanità, fatto scattare all'interno del decreto aiuti bis ma già predisposto dal governo Draghi, a rimborsare il 50% delle spese effettuate in eccesso dalle regioni, per gli esponenti PD sarebbe arrivato in modo non preventivato.

'Le aziende hanno partecipato a bandi, hanno onorato le richieste delle regioni e garantito le forniture a condizioni che non lo prevedevano per poi ritrovarsi a pagare ciò che non era stato messo in conto'

Chi invece questi soldi, proprio per effetto del Payback li ha preventivati e messi a bilancio sono le regioni. Sarebbero 180 i milioni che dovrebbero arrivare nelle casse della Regione Emilia-Romagna per il quadriennio 2015-2018. Difficile rinunciarci, soprattutto quando sul tavolo ci sono ancora da compensare i maggiori costi Covid e sulo in parte coperti dalla legge finanziaria. E su questo punto si gioca l'azione degli Onorevoli Stefano Vaccari e Andrea De Maria orientata a chiedere la modifica del meccanismo del payback e recuperare soldi da una maggiore iniezione di risorse economiche in finanziaria.

'Il Pd ha chiesto al Governo di assicurare alle Regioni più risorse per sostenere in maniera strutturale il sistema sanitario nazionale' - afferma Vaccari firmatario insieme all'onorevole De Maria dell’emendamento alla finanziaria. 'Le risorse che arriverebbero dal payback alle regioni non sono strutturali, sono di dubbia esigibilità oltre che insostenibili per le imprese, mentre è necessario un finanziamento certo, da realizzare attraverso maggiori risorse da destinare al Fondo sanitario nazionale e al rimborso effettivo delle spese Covid 2022, come richiesto da tutte le regioni. Noi terremo il punto: finanziare il sistema sanitario nazionale e archiviare il payback che non è la soluzione”.

Nel video Roberto Ganzerli (Capogruppo PD) e Stefano Vaccari (deputato)


“Sono tanti i profili di assurdità di questa norma – ha spiegato Roberto Ganzerli, capogruppo del Pd nel Consiglio comunale di Mirandola – Le imprese hanno fatto il loro mestiere, fare ricerca, occupazione, produrre e partecipare alle gare pubbliche per fornire gli ospedali, onorando gli impegni di fornitura cui erano tenuti. Colpirle retroattivamente non ha nulla a che fare con l’efficienza e la sostenibilità del sistema sanitario nazionale. Siamo preoccupati dell’impatto sulle imprese, piccole e grandi: sugli investimenti e sull’occupazione nel distretto, col rischio che scelgano altri paesi”.

“È urgente che il Governo assuma una iniziativa condivisa con la Conferenza delle regioni, per scongiurare i rischi a cui è esposto il sistema delle imprese del Biomedicale. Chiediamo si attivi subito un confronto con le organizzazioni di categoria e con le forze politiche ed istituzionali per intervenire con la massima tempestività”– afferma De Maria. Confronto che Paolo Negro, capogruppo PD in Unione dei Comuni Area Nord ha proposto in Unione Area nord e in tutti i consigli comunali con l'obiettivo di condividere con le forze politiche parlamentari di tutti gli schiaramenti e e le rappresentanze economiche, la richiesta di sospendere l'applicazione della norma e prevedere un radicale ripensamento'. Primo confronto fissato venerdì. 'Chiediamo alla Regione Emilia-Romagna, di aprire a sua volta un tavolo di confronto con la Conferenza Stato – Regioni per agire in modo corale sul governo per archiviare una misura che non ha carattere strutturale'.

In una regione governata dal PD non è così automatico. Ovvero, il PD si trova in questo contesto in una situazione doppia. Da un lato l'invito ad appoggiare le richieste di annullare o modifcare il payback, dall'altro la consapevolezza che l'annullamento del provvedimento porterebbe alla rinuncia ad una somma importante, circa 180 milioni per il quadriennio, e soprattutto già messa a bilancio e fondamentale per potere compensare una parte dell'enorme disavanzo regionale. Aspetto che non si è potuto approfondire per l'assenza in conferenza stampa di esponenti PD di maggioranza o del governo della regione. 

Un aspetto non ci è chiaro: se il meccanismo del payback è partito di fatto nel 2015 regolato dell’art. 9-ter del decreto legge 78/2015 (che ha appunto previsto che una parte dello sforamento del tetto per l’acquisto dei dispositivi medici venisse posto a carico delle aziende fornitrici) perché la questione è esplosa solo ora? 'Perché è il primo anno di applicazione' - ci risponde Azzolini.
Fatto sta che il meccanismo e i suoi effetti contestati oggi erano già al centro di provvedimenti normativi ufficiali del governo Draghi da mesi. Nessuno se ne era accorto?
Con il decreto del Ministero della Salute del 6.7.2022, pubblicato in G.U. 15.9.2022 erano state già certificate le annualità 2015, 2016, 2017 e 2018 e adottate le Linee Guida propedeutiche all’emanazione dei provvedimenti regionali e provinciali in tema di ripiano del superamento del tetto dei dispositivi medici per gli anni 2015, 2016, 2017, 2018.
Cose già definite e sulla carta come ciò che definiva che entro 90 giorni cioè entro 15 dicembre, avrebbero dovuto adottare i provvedimenti con i quali quantificano le somme che ciascuna azienda produttrice è tenuta a restituire in proporzione all’incidenza del fatturato per ogni anno (2015, 2016, 2017 e 2018) sul totale di spesa regionale. Insomma se i calcoli delle somme da restituire sono recenti, non lo è il presupposto di legge che li ha legittimati. Delle due l'una: o c'è stata disattenzione da parte della politica oppure, una volta caduto Draghi, si è fatto in modo di attendere per poi scaricare la patata bollente sul nuovo esecutivo.

La stima dell’impatto del payback 2015-2020 sulle imprese

Dal 2015 al 2020 la spesa è cresciuta del 18,3%, passando da 5,8 miliardi di euro nel 2015 a 6,8 nel 2020. Nell’ultimo anno, in particolare, la spesa è cresciuta del 7,3%, pari in valore assoluto a oltre 460 milioni di euro.
Lo sforamento complessivo è cresciuto nell’arco dei sei anni considerati sia in valore assoluto che in percentuale della spesa ammessa. Complessivamente il payback che le aziende sono tenute a pagare ammonterebbe alla cifra “monster” di 3,6 miliardi di euro, che confrontata alla spesa annua pubblica in dispositivi medici ne rappresenta ben oltre il 50%.

Gi.Ga.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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