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Fratelli d’Italia ha presentato un esposto in Procura contro la Direzione generale “Cura della persona, salute e welfare” in Regione, rappresentata da Kyraikoula Petropulacos (nella foto): “Il motivo? L’essere rimasti senza risposta alle 24 richieste di accesso agli atti depositati da febbraio ad oggi su varie tematiche legate all’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus”, chiarisce Michele Barcaiuolo.
Lo Statuto regionale prevede che alla richieste dei consiglieri i direttori generali rispondano entro cinque giorni o motivino immediatamente un ritardo: “la giustificazione ricevuta, sempre la stessa, non ci soddisfa – commenta il consigliere - Riferiscono di non essere nelle condizioni di fornire un riscontro né di prevedere la data di riscontro, a causa dell’emergenza. E’ una scusa che non regge più”.
Nell’esposto firmato si ipotizza un reato di rifiuto e omissioni di atti di ufficio.
Il gruppo di Fratelli d’Italia attende che vengano fornite risposte sui tanti quesiti che i cittadini pongono in merito a quanto accaduto e sta tuttora accadendo, come la Regione abbia gestito l’emergenza e cosa avrebbe potuto fare meglio: “Abbiamo ovviamente atteso che terminasse la fase più critica, comprendendo le difficoltà e anzi sempre mostrandoci collaborativi e pronti a fare la nostra parte. Attraverso il capogruppo Lisei abbiamo chiesto in sede politica, alla Conferenza dei Presidenti, che si sollecitasse il settore: nessuna risposta. Ora basta”.
Tanti e diversi i temi: dalla gestione dell’emergenza all’interno delle Cra, ai pochi tamponi effettuati, l’assenza dei DPI, la riorganizzazione sanitaria, posti letto tagliati, visite ed esami paralizzati e CUP chiusi. “Ma la Direzione non ci sente”, commenta Barcaiuolo intenzionato però ad ottenere risposte.
L’unica, delle tante depositate dal 28 febbraio al 5 maggio, ad aver ricevuto una replica, quella in cui si chiedeva conto delle “mascherine fantasma” che la Regione Emilia Romagna, come il Lazio, aveva acquistato dalla fantomatica Ecotech: pagate e mai consegnate. “La risposta che ci è stata fornita è che non si poteva procedere in quanto impossibile individuare in modo univoco la società. Non sanno a chi hanno pagato 2,6 milioni di euro di anticipo”, chiosa il consigliere modenese.
A tal riguardo il gruppo aveva richiesto l’istituzione di una commissione di inchiesta, ovviamente negata. “Siamo di fronte ad un vuoto democratico e a mancanza di trasparenza, quella spesso millantata dal presidente Bonaccini. Atti e informazioni sono fondamentali per svolgere il nostro compito di ispezione e controllo sull’operato dell’amministrazione: non abbiamo intenzione di cedere di un solo passo. Siamo stati eletti per vigilare, e così faremo”, conclude Barcaiuolo.