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Sempre più rifiuti bruciati a Modena, boom di speciali

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Nonostante l'aumento della differenziata e la riduzione degli indifferenziati prodotti a Modena, nei primi 7 mesi dell'anno, 139 mila le tonnellate incenerite, con un incremento delle emissioni generate da 8000 tonnellate in più rispetto al 2017


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Mercurio e suoi composti, Cadmio + Tallio - Cd + Tl , Metalli: Sb + Pb + Cu + Mn + V + Cr + Co + Ni + As e loro composti, Policlorodibenzodiossine + Policlorodibenzofurani + Policlorobifenili, PCDD + PCDF + PCB, Idrocarburi Policiclici Aromatici - IPA

Sono  le principali sostanze che in continuo, pur con media orarie e giornaliere al di sotto dei limiti, escono dal camino dell'inceneritore. Un impianto, quello di via Cavazza Modena, tra i più grandi d'Italia, capace di inghiottire e incenerire quasi 30 tonnellate di rifiuti urbani e speciali ogni ora. Una grande quantità proveniente non solo dalla provincia  di Modena ma anche da altre province della regione e, per quanto riguarda i rifiuti speciali, anche oltre.

Ed è proprio su questi ultimi che nel report di luglio (l'ultimo a disposizione), relativo alla quanità di rifiuti conferiti nella bocca (anzi nelle bocche) dell'inceneritore emerge l'aumento più evidente: 38.732 tonnelate rispetto alle 27.954 dello stesso periodo gennaio luglio nel 2017.

Si tratta di una quantità importante di rifiuti speciali (dove troviamo per esempio quelli di derivazione anche industriale), tale soprattuto se posta in relazione al limite fissato a 50.000 tonnellate massime da conferire ogni anno. Pur tenendo conto delle due settimane di stop dell'inceneritore in agosto, significa che se 'il ritmo' rimanesse quello registrato nei primi sette mesi del 2018, la quantità di rifiuti speciali conferita supererebbe abbondantemente,a fine anno, la soglia consentita. Cosa che non si può fare e che proprio per questo potrebbe mettere in difficoltà l'equilibrio stesso dell'inceneritore modenese, programmato per una quantità che ogni anno si avvicina alla soglia limite fissata in 240.

000 tonnellate. Un inceneritore sovradimensionato rispetto al bacino provinciale modenese e che,  proprio per la sua dimensione (e a dispetto dello stesso piano regionale dei rifiuti che punta, come conseguenza dell'aumento della raccolta differenziata e del riciclo, ad una riduzione dei conferimenti in inceneritore), deve bruciare tanto.

E il ricorso ai rifiuti speciali, oltre che a quello delle altre province, è servito a questo: per compensare la graduale riduzione dei rifiuti urbani  indifferenziati prodotti in provincia di Modena e destinati all'inceneritore che per funzionare nella modalità e nelle quantità per le quali è stato programmato, ha bisogno, appunto, di essere alimentato in continuo ed in quantità. 

E la dimostrazione di questo sistema sta nei dati riguardanti i rifiuti urbani indifferenziati prodotti a Modena e come tali avviati all'inceneritore, nei primi sette mesi del 2017 e nello stesso periodo del 2018. Ovvero 79.486 tonnellate nel 2017 e  78.615 nello stesso periodo del 2018. Una differenza di quasi mille tonnellate compensata dall'aumento dei rifiuti speciali che non a caso passano dalle 27 954 tonnellate del 2017 alle 38732 tonnellate del 2018.

Ciò significa che i cittadini modenesi anziché essere premiati sul fronte del minore impatto ambientale derivante dallo sforzo fatto sul fronte della raccolta differenziata, e che dovrebbe portare ad una graduale diminuzione dei rifiuti inceneriti e alle emissioni, vengono penalizzati dall'aumento dei rifiuti bruciati e dall'aumento delle emissioni inquinanti

I dati raccolti definiscono la realtà di una provincia, quella di Modena, che pur virtuosa grazie ai suoi cittadini, sul fronte della raccolta differenziata, risulta ugualmente essere fortemente penalizzata dalla scelta politica dell'essere sede di uno degli inceneritore più potenti d'Italia e che, forse anche per questo risulta essere in assoluto tra le più inquinate di una regione che già di per sé risulta essere la più inquinata d'Italia.


Gianni Galeotti


Redazione Pressa
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