'Diversi elementi fanno pensare a una manifestazione tutt’altro che apartitica:
-la presenza in sala di esponenti politici di centrodestra, compresi candidati alle scorse amministrative;
-l’assenza di qualunque riferimento al ruolo dello Stato e delle sue articolazioni – Prefettura, Forze dell’Ordine, Governo – nella gestione dell’ordine pubblico;
-l’idea, sbagliata e semplicistica, che l’Amministrazione comunale da sola debba e possa garantire la “sicurezza”, come se questa non fosse una responsabilità condivisa e multilivello;
-la richiesta di dimissioni dell’Assessora Camporota, la stessa che ebbe il
-la totale assenza di proposte concrete in ambito sociale, economico o urbanistico, gli unici ambiti su cui un Comune può intervenire in chiave preventiva e non solo repressiva'.
'A togliere ogni dubbio sulla reale natura politica dell’iniziativa è stato, infine, il plauso arrivato da Roberto Vannacci, che ha definito l’assemblea come un raduno del “Team Vannacci Modena”. Un endorsement che parla da sé. Come se non bastasse, durante l’incontro è stato addirittura proiettato l’articolo – firmato dallo stesso “generale” – in cui attacca direttamente il Sindaco Mezzetti. Una scelta che chiarisce il profilo dell’evento: non un momento di confronto cittadino, ma un’azione orchestrata per costruire consenso intorno a un’idea di città esclusiva, repressiva e ideologicamente schierata. Più che un’assemblea spontanea, è parsa una tappa di una campagna permanente contro il sindaco Mezzetti e la Giunta comunale. Un’iniziativa politica legittima, certo, ma che avrebbe guadagnato in credibilità se si fosse presentata con trasparenza per ciò che era, senza cercare una patente di neutralità civica'.
'La storia modenese è ricca di mobilitazioni civiche che hanno saputo influenzare positivamente le scelte pubbliche.