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'Sicurezza, la destra esca allo scoperto e non si nasconda dietro il civismo di facciata'

'Sicurezza, la destra esca allo scoperto e non si nasconda dietro il civismo di facciata'

'Più che un’assemblea spontanea, è parsa una tappa di una campagna permanente contro il sindaco Mezzetti e la Giunta comunale'


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'È sempre legittimo, e in certi casi persino auspicabile, che i cittadini si organizzino e si mobilitino per segnalare criticità vissute sul territorio. Ma è altrettanto doveroso distinguere ciò che è davvero espressione di cittadinanza attiva da ciò che si presenta come tale solo per mascherare iniziative politiche di parte. È il caso dell’assemblea sulla cosiddetta “emergenza sicurezza” che si è svolta nei giorni scorsi. Sia chiaro: è importante che 150 persone si siano riunite per esprimere preoccupazioni legate alla vivibilità urbana. Tuttavia, ciò che più colpisce non è tanto il contenuto delle denunce – peraltro spesso fondate su percezioni soggettive e difficilmente misurabili, come il “degrado” – quanto la natura e l’impostazione dell’iniziativa'. A parlare è il consigliere regionale Avs Paolo Trande.
'Diversi elementi fanno pensare a una manifestazione tutt’altro che apartitica:
-la presenza in sala di esponenti politici di centrodestra, compresi candidati alle scorse amministrative;
-l’assenza di qualunque riferimento al ruolo dello Stato e delle sue articolazioni – Prefettura, Forze dell’Ordine, Governo – nella gestione dell’ordine pubblico;
-l’idea, sbagliata e semplicistica, che l’Amministrazione comunale da sola debba e possa garantire la “sicurezza”, come se questa non fosse una responsabilità condivisa e multilivello;
-la richiesta di dimissioni dell’Assessora Camporota, la stessa che ebbe il
coraggio istituzionale di opporsi al maldestro blitz del governo Meloni durante il rave del 2022, evitando alla città conseguenze potenzialmente gravissime;
-la totale assenza di proposte concrete in ambito sociale, economico o urbanistico, gli unici ambiti su cui un Comune può intervenire in chiave preventiva e non solo repressiva'.
 

'A togliere ogni dubbio sulla reale natura politica dell’iniziativa è stato, infine, il plauso arrivato da Roberto Vannacci, che ha definito l’assemblea come un raduno del “Team Vannacci Modena”. Un endorsement che parla da sé. Come se non bastasse, durante l’incontro è stato addirittura proiettato l’articolo – firmato dallo stesso “generale” – in cui attacca direttamente il Sindaco Mezzetti. Una scelta che chiarisce il profilo dell’evento: non un momento di confronto cittadino, ma un’azione orchestrata per costruire consenso intorno a un’idea di città esclusiva, repressiva e ideologicamente schierata. Più che un’assemblea spontanea, è parsa una tappa di una campagna permanente contro il sindaco Mezzetti e la Giunta comunale. Un’iniziativa politica legittima, certo, ma che avrebbe guadagnato in credibilità se si fosse presentata con trasparenza per ciò che era, senza cercare una patente di neutralità civica'.
 

'La storia modenese è ricca di mobilitazioni civiche che hanno saputo influenzare positivamente le scelte pubbliche.
Ma la forza di quelle esperienze stava nell’autenticità delle rivendicazioni, nella capacità di elaborare proposte e nella volontà di dialogare con tutte le istituzioni, non solo di attaccare strumentalmente una parte politica - chiude Trande -- Se davvero si voleva dare voce a un disagio diffuso, ci si sarebbe concentrati su proposte e soluzioni, non su richieste di dimissioni destinate solo a fare rumore per qualche giorno sui giornali. E magari si sarebbe coinvolto anche chi, come lo Stato, ha competenze dirette in materia di sicurezza. Così invece, si è persa un’occasione: quella di trasformare la paura in progetto e il malessere in partecipazione vera'.
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