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Nuovamente (era già accaduto in altre occasioni), il sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli, parlando di nomadi e delle problematiche legate sia agli accampamenti abusivi sia alle microaree comunali, traccia una distinzione netta tra un 'noi' ed un 'loro'. Loro (i nomadi), che con le loro difficoltà, sono 'esseri umani' . Imbarazzo, in consiglio comunale, nell'ascoltare parole che segnano ripetutamente quasi una distinzione tra classi sociali, addirittura tra esseri umani.
Anche quando la prospettiva ufficiale, politica ed istituzionale, in cui ci si muove è, o almeno dovrebbe essere, quella dell'inclusione sociale su cui nuovamente il comune afferma di lavorare. Con impegno, determinazione, e spesa. Per finanziare, per esempio, quelle che sono state 1500 ore di attività socioeducativa nelle microaree per favorire l'inclusione: sociale, scolastica, abitativa. Per le circa 300 persone che vivono nelle microaree, di cui 100 minori.
Numeri e considerazioni snocciolate dal sindaco in risposta a due interrogazioni dei Consiglieri Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia) e Antonio Baldini (Fratelli d'Italia-Popolo della Famiglia), presentate a seguito dei problemi di ordine pubblico generati dall'accampamento abusivo al Parco Ferrari principalmente generato dallo spostamento di gruppi di nomadi sgomberati da un area in stradello Riva, a Baggiovara. 'E' una mia opinione, ma credo che se quelle famiglie fossero rimaste li, oggi avremmo meno problemi' - afferma il sindaco che ritorna sul tema delle sindrome del 'non da me', riferendosi alle difficoltù solitamente incontrate quando si tratta di realizzare un area nomadi che nessuno vuole vicino a casa. 'Lo spostamento dei nomadi da quell'area sta provocando problemi e presto credo che dovremmo sottoporre al Consiglio l'idea di un'altra microarea. Per dare risposta ad una situazione complessa'.
Venendo ai numeri, da marzo un’equipe socioeducativa, composta da due educatori e un coordinatore, ha dedicato quasi 1.500 ore di attività nelle microaree che ospitano famiglie nomadi e in interventi individuali per favorire l’inclusione sociale e, soprattutto, garantire l’inserimento dei minori.
Il sindaco ha affermato che a Modena sono presenti 18 microaree familiari pubbliche che ospitano 294 persone di 89 nuclei familiari: 202 sono adulti, una decina con più di 65 anni, e i minori sono 92. Altre sei famiglie Sinti (29 persone, sette minori) vivono in aree private. A Modena è presente anche un insediamento di origine Rom composto da due nuclei familiari con 15 persone (sei donne e nove bambini).
Oltre all’area sosta per esercenti dello spettacolo viaggiante di via Divisione Acqui, ne è presente anche un’altra in via Morandi, di tipo permanente, abitata da una famiglia allargata di 22 adulti e due minori.
In via Divisione Acqui, area sosta degli spettacoli viaggianti, durante l’emergenza sanitaria, per l’impossibilità di spostarsi, le presenze erano aumentate e, negli ultimi mesi, caratterizzate anche dalla sosta, pur non continuativa, di autovetture e camper di famiglie nomadi provenienti dalla città di Noto, i cosiddetti “nomadi camminanti”.
Situazione diversa, invece, nel parcheggio del parco Ferrari dove non esistono limitazioni orarie per la sosta e dove, ha ricordato il sindaco, “per evitare usi impropri la Polizia locale ha eseguito 107 controlli in sei mesi, con sanzioni e allontanamenti di persone e veicoli, ma trattandosi di un parcheggio la presenza di camper in sosta prolungata si ripete: è alla nostra attenzione e la Polizia locale continuerà ad allontanare chi utilizza l’area in modo improprio”.
Nell’interrogazione sul parcheggio del Ferrari Giacobazzi ha messo in evidenza che gli stazionamenti dei nomadi “sono stati più volte oggetto di segnalazione da parte dei residenti, preoccupati sia dal degrado ambientale ed igienico-sanitario sia dalle possibili conseguenze sul fronte della pubblica sicurezza, visto anche le ripetute minacce ricevute”.
Anche Rossini ha citato la situazione del parco Ferrari nell’interrogazione su via Divisione Acqui nella quale ha chiesto anche di sapere quanti nuclei familiari di rom e sinti risultino risiedere nel territorio comunale.
L’interrogazione è stata trasformata in interpellanza ed è intervenuto il consigliere di Lega Modena Giovanni Bertoldi: “Si tratta di un problema conosciuto da molti modenesi. L’insediamento nell’area del parco Ferrari, in particolare, molto frequentata e spesso usata da turisti camperisti, crea una serie di problemi. Le sanzioni non sono sufficienti: sono stati proposti altri luoghi affinché queste persone si spostino? L’Amministrazione deve guidare la presenza delle persone all’interno della città e far sì che la convivenza tra persone sia la migliore possibile; chiediamo un passo in più in questo senso”.
Per il Pd, Stefano Manicardi ha evidenziato come “la risoluzione e gestione di queste situazioni sia particolarmente complessa; non si tratta solo di sicurezza ma anche di coesione sociale da mantenere e favorire. Il lavoro fatto dall’Amministrazione è importante e va proprio in questa direzione: le ore spese in formazione, in cultura, in attività per l’integrazione valgono di più del manganello per la gestione di questa complessa situazione. È giusto che la Polizia locale intervenga dove ci sono situazioni di legalità da ripristinare, ma l’approccio di queste interrogazioni, in cui si interroga anche sulla nazionalità, è sbagliato”.
Nella replica, il consigliere Baldini si è detto “solo parzialmente soddisfatto. Avevo chiesto se i soggetti fossero stati identificati dalle forze dell’ordine e quali provvedimenti fossero stati presi nei loro confronti. La situazione complessa, ma l’insediamento di nomadi in via Divisione Acqui è rimasto in quest’area molto vicina alla Questura, in condizioni precarie e deplorevoli; il controllo di qualche pattuglia con controlli più mirati avrebbe potuto impedire che questa situazione si protraesse e portasse i cittadini a intervenire e a far uscire la notizia sulla stampa”.
Giacobazzi ha ringraziato “per la risposta e la rapidità, ma la trattazione congiunta - ha aggiunto – ha penalizzato la mia interrogazione, che per circa il 70 per cento è rimasta senza risposta. La situazione è peggiorata nell’ultimo periodo: ho ricevuto segnalazione di persone che, passando nella zona, si sono ritrovate una mazza da baseball sotto al mento”. Infine, il consigliere ha spiegato che “la richiesta della nazionalità non è una questione di razzismo, ma è dovuta al fatto che sapere l’origine in queste famiglie è fondamentale per risolvere il problema: non si possono mettere persone di provenienze diverse”.
Il sindaco Muzzarelli ha concluso ribadendo la complessità della situazione: “Nel momento in cui si toglie un’area – ha affermato – se ne deve mettere a disposizione un’altra e chi abita in quella zona spesso non la vuole. La partita oggi sta diventando ancora più difficile e non si affronta con la demagogia, con i manganelli o con l’identificazione di chiunque si trovi per strada, si affronta con la programmazione, insieme ai controlli delle forze dell’ordine e con gli interventi educativi e sociali”.