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'Voglio verità e giustizia per mio figlio morto in ospedale'

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Isabella Massamba, madre di Daniele, morto dopo 10 giorni dal parto prematuro: 'Ucciso da una infezione'. La replica dell'azienda: 'Rispettate le procedure'


'Voglio verità e giustizia per mio figlio morto in ospedale'
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A tre anni dalla morte del figlio di soli dieci giorni, nel reparto di neonatologia del Policlinico di Modena, Isabella Massamba, 43 anni, madre del piccolo Daniele, contrasta la tesi secondo la quale Daniele sarebbe morto per problemi respiratori e in una conferenza stampa on-line, insieme ai legali dello studio legale Milano & Partner, afferma la sua tesi per la quale il neonato sarebbe morto a seguito dell'infezione da Escherichia coli. Una tesi che contrasterebbe con quella sostenuta dall'organismo sanitario secondo cui la morte sarebbe pervenuta per problemi respiratori. Una tesi dal suo punto di vista sostenuta da numerose evidenze che contraddistinguerebbero una vera e propria messa in discussione della prevenzione delle infezioni all'interno del reparto.

'Una bambina, Emma, racconta Massamba, è morta tre giorni prima che nascesse mio figlio: era stata trattata con antibiotici per settimane.

Alla nascita, Daniele è stato messo nella stessa incubatrice di Emma, senza che la stanza fosse messa preventivamente in quarantena. Alla morte di mio figlio si è ammalata anche la compagna di stanza, un'altra bambina che stava per andare a casa e invece si è ritrovata intubata. Per tre settimane ha combattuto tra la vita e la morte. Per fortuna si è poi salvata. Contemporaneamente, in una stanza vicina dello stesso reparto, è morta un’altra bambina. In poche settimane, dunque, tre bimbi morti e una bimba infettata gravemente. La quarantena e la pulizia accurata del reparto è stata fatta solo dopo la morte di mio figlio. Lui, che aveva il 95% delle probabilità di sopravvivere, è morto a 10 giorni. Dopo aver creduto ai medici e alla fatalità del caso, ci siamo resi conto che si trattava di una morte dovuta alla leggerezza degli operatori sanitari'.

Una lunga memoria, quella di Massamba, nella quale vengono evidenziate molte, presunte negligenze degli operatori del reparto, anche sotto il profilo della disinfezione e della prevenzione. Sospetti ed accuse pesanti rispetto alle quali è arrivata nel pomeriggio la replica della direzione dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena che nell'esprimere cordoglio alle famiglie dei due neonati deceduti all’epoca dei fatti che risalgono al 2018, afferma, per voce del Direttore Generale Claudio Vagnini:
'Vorremmo rassicurare la cittadinanza sul fatto che in questi anni l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena ha investito molto nella prevenzione delle infezioni nosocomiali, attraverso la formazione degli operatori, la sorveglianza e l’adozione di protocolli specifici finalizzati alla riduzione del rischio infettivo. Purtroppo, come noto, anche la più stretta osservanza di tutte le misure di prevenzione non è in grado di eliminare totalmente il rischio infettivo, ma unicamente di ridurlo o, in altri casi, di contenerlo. Ciò, ad esempio, è quanto si è verificato nell’unico caso di contagio accidentale da Covid verificatosi qualche tempo fa in un neonato, che si è risolto senza esiti e che, grazie alla pronta attivazione di tutte le misure di controllo e contenimento, non ha comunque coinvolto nessuno degli altri neonati in quel momento ricoverati.

“Capiamo la situazione di grave sconforto della famiglia ma non ci riconosciamo nei comportamenti che ci sono stati attribuiti – dichiara il professor Berardi, direttore della S.C. di Neonatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena - tutti i miei collaboratori hanno sempre dimostrato grande attenzione al rispetto delle norme di buona pratica clinica e assistenziale, con particolare riferimento alla prevenzione delle infezioni nosocomiali. La Neonatologia di Modena è un centro di rilievo nel panorama nazionale per l’assistenza ai prematuri, centro provinciale dell’emergenza neonatale, un reparto che assiste circa 450 bambini prematuri all’anno. Siamo sempre impegnati a lavorare per un costante miglioramento dei nostri percorsi e dei nostri protocolli” – conclude il Prof. Berardi.

Redazione Pressa
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