Sono tante, ancora oggi, le storie di esuli istriani, arrivati in quella che consideravano e considerarono sempre la loro patria, l'Italia, ma dalla quale si sentirono respinti, esclusi. Come persone. A Modena ne arrivarono e ne rimasero tanti. Dopo essere passati per il dramma dei campi profughi. Per caso, per amore, per cercare fortuna. Anche qui, dove la comunità degli esuli ha contribuito negli anni alla crescita e allo sviluppo sociale della nostra comunità le persone che la componevano hanno dovuto vivere nel silenzio, visti come nemici, traditori, fascisti. Obbligati a vivere nel silenzio, custodi di una sofferenza che è dignità e che solo negli ultimi anni si è potuta esprimere. Soprattutto dopo l'istituzione, nel 2004, per legge, della Giornata del Ricordo. 'A Modena ci trattarono come fascisti' - ricorda questa mattina una esule istriana.
Racconti, storie e testimonianze, quelle degli esuli, che assomigliano a quelle che si ascoltano e che fanno riflettere nel il giorno della memoria ma che a differenza di quelle sono state rimosse per decenni, condannate ad un oblio gradualmente svelato solo negli ultimi dieci. Emozioni e ricordi intrecciati che nuovamente, questa mattina, hanno preso forma nella cerimonia di fronte al cippo di pietra carsica che ricorda le vittime delle foibe in piazzale Natale Bruni a Modena. Alla presenza del sindaco, del prefetto, e del Presidente del Comitato di Modena dell'Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, Gianpaolo Pani.
Nel video le immagini della cerimonia, le sue dichiarazioni e quelle di una esule che ricorda il dramma dell'esilio e l'arrivo a Modena