Dichiarazioni che hanno fatto andare letteralmente su tutte le furie Mario Balzanelli, presidente nazionale del sistema 118: 'Gli studi internazionali dimostrano che la presenza del medico a bordo è irrinunciabile per aumentare la sopravvivenza nei pazienti critici'. Balzanelli ha denunciato come 'pericoloso' il concetto secondo cui una comunità possa essere più sicura senza medici nei mezzi di soccorso, sottolineando che 'la figura del medico non è sostituibile né vicariabile'. Il confronto si è concentrato di fatto sulle diverse visioni rispetto ad un interrogativo fondamentale: la sicurezza dei cittadini può ancora essere garantita in assenza di un medico a bordo del mezzo di soccorso? Da un lato, i rappresentanti delle istituzioni sanitarie hanno difeso l’attuale modello organizzativo. 'Non esiste un problema di sicurezza per la nostra comunità', ha ribadito e ripetuto Massimo Brunetti che, rispetto al ruolo e alle potenzialità di uomini e mezzi in emergenza sanitaria, ha affermato: 'Oggi le ambulanze sono vere e proprie centrali tecnologiche, e gli infermieri – formati e specializzati – operano secondo protocolli e algoritmi rigorosi riconosciuti anche a livello ministeriale e in un settore come quello dell'emergenza urgenza tutto è codificato e in grado di essere applicato in egual modo da un operatore o l'altro'
Secondo questa visione, il sistema attuale sarebbe addirittura più sicuro, perché basato su professionisti – infermieri e volontari – che si occupano esclusivamente di emergenza, senza suddividersi tra attività ambulatoriali o ospedaliere.A difendere la nuova organizzazione è intervenuto anche Andrea Andreucci, presidente della società italiana degli infermieri di emergenza. emergenza: 'La professione infermieristica non è più quella di trent’anni fa. Gli infermieri oggi sono in grado di gestire anche situazioni complesse attraverso protocolli codificati'. Andreucci ha invitato a superare le dicotomie tra professioni, puntando invece sulla preparazione individuale e la qualità dell’intervento.
Ma la replica da parte di Roberto Pieralli, referente regionale SNAMI Emilia-Romagna, è stata dura: 'La medicina non è un protocollo. I pazienti sono unici, non schematici. Affermare che infermiere e medico possano fare lo stesso lavoro è semplicemente falso, oltre al fatto che uno è uno e cos' non si va da nessuna parte'. Pieralli ha inoltre sottolineato le difficoltà logistiche delle aree montane, dove l’elisoccorso – indicato come mezzo integrativo – non è sempre disponibile, soprattutto in condizioni meteo avverse o di notte.Anche Giusi Parente (FIALS) ha denunciato le contraddizioni del nuovo modello organizzativo: 'Non basta la tecnologia sull’ambulanza. Non si può pensare che l’autista – magari un volontario o un imbianchino di giorno – possa supportare un infermiere nel gestire un arresto cardiaco o una rianimazione cardiopolmonare.E tanto più una persona da sola. La sindacalista ha ribadito che «l’equipaggio medico-infermieristico è l’unico in grado di garantire un intervento tempestivo, efficace e realmente avanzato».Sul fronte Ausl, anche se non previsto, ma sollecitato dagli interventi, Geminiano Bandiera, direttore del Dipartimento di Emergenza-Urgenza, in platea come uditore, decide di intervenire. 'Nessuno ritiene il medico rinunciabile, ma va garantito un equilibrio tra efficienza e tempestività. Il tempo è la prima variabile: intervenire subito con quello che abbiamo è spesso meglio che attendere una medicalizzazione ritardata'.
Secondo Bandiera, non esiste letteratura clinica che dimostri inequivocabilmente la superiorità assoluta di un mezzo con medico rispetto ad un team infermieristico formato e ben equipaggiato.
Dal pubblico: “Noi montanari siamo abituati a soffrire, ma non all’ingiustizia”
Il dibattito si è chiuso con un appassionato intervento di una rappresentante del Comitato organizzatoee: 'Siamo montanari, siamo abituati alla fatica, alla neve, al ghiaccio. Ma non siamo rassegnati alle ingiustizie. Se Maometto non va alla montagna, sarà la montagna a muoversi'.Sono quasi le 20,30 quando un medico di emergenza territoriale interviene esprimendo la delusioni per le parole giudicate denigratorie nei confronti della sua categoria, da parte del direttore di dipartimento Massimo Brunetti e dal referente degli infermieri a livello nazionale. 'Non vi dovete permettere di sminuire la nostra professione solo perché facciamo altre cose oltre l'emergenza urgenza. Siamo abilitati da organismi regionali e nazionali e non ci va di essere bollati come quelli che fanno marchette'Gi.Ga.



