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Festival Filosofia a Modena, il sindaco Mezzetti sul genocidio di Gaza: 'Risvegliati Israele'

Festival Filosofia a Modena, il sindaco Mezzetti sul genocidio di Gaza: 'Risvegliati Israele'
Festival Filosofia a Modena, il sindaco Mezzetti sul genocidio di Gaza: 'Risvegliati Israele'

'Israele non vuole un’arte che interroghi, ma un’arte che marci al passo. La stessa cosa potremmo dire della Russia'

'Israele non vuole un’arte che interroghi, ma un’arte che marci al passo. La stessa cosa potremmo dire della Russia'


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'Noi esseri umani non sappiamo fare altro che la stessa cosa, infinite volte, ma abbiamo una cosa che la Fenice non ebbe mai: dovremmo sapere la colossale sciocchezza che abbiamo appena fatto eppure non la smettiamo di accendere i nostri fetenti roghi funebri e di saltarci sopra'. Così il sindaco di Modena Massimo Mezzetti intervenuto oggi alla prima giornata del Festival Filosofia. Al centro del suo intervento una riflessione sul genocidio in atto a Gaza ad opera di Israele. Ecco l'intervento integrale del primo cittadino.
 

Michelina Borsari ha dedicato la sua vita alla ricerca del bello e del vero attraverso il sapere, la ricerca culturale e se ne è andata in quello che io considero uno dei momenti più bui per l’umanità, per la pietas. Siamo circondati dalla menzogna politica, diplomatica, comunicativa. In un momento come questo, un momento alto e significativo per la vita culturale e civile della nostra città, io non riesco a limitarmi ad un saluto istituzionale, formale. Sento in me la sofferenza di un momento complicato e difficile.
Vedete, ci sono momenti in cui la menzogna, senza accorgersene, smette di mascherarsi. E parla. Lo fa con frasi che cadono come pietre e rivelano la verità dietro la facciata.
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È successo tante volte negli ultimi tempi ma le ultime due, in questi giorni, mi hanno particolarmente colpito.
La prima: il ministro della Cultura israeliano, Miki Zohar, ha bollato come “vergogna” la vittoria di The Sea, il film che racconta la storia di un ragazzino palestinese che sogna la libertà di vedere il mare. Ha annunciato, senza rossore, che gli Ophir Awards — il massimo riconoscimento del cinema israeliano — non riceveranno più un soldo di finanziamento pubblico. Tradotto: chi non si piega alla narrazione ufficiale, chi osa rappresentare la realtà di un popolo schiacciato dall’occupazione, viene punito. Non c’è bisogno di manuali di propaganda per capire: è il potere che confessa da sé il proprio disegno. Israele non vuole un’arte che interroghi, ma un’arte che marci al passo. La stessa cosa potremmo dire della Russia e forse anche, ahimè, di quella che abbiamo sempre considerato il baluardo della democrazia in occidente: gli Stati Uniti di questo momento.
I soldati non si discutono, si celebrano. I morti palestinesi non si piangono, si rimuovono.
La seconda confessione, ancora più indecente, è arrivata dal ministro delle Finanze BezalelSmotrich, che ha parlato della “miniera d’oro immobiliare” che nascerà dalle rovine e sui morti ammazzati di Gaza.
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Gaza come quartiere da colonizzare, edificare, vendere. Non una parola, non un’ombra di rispetto per i morti. Solo il calcolo rapace del business che già pregusta l’affare sul cimitero di un popolo. Due episodi, un’unica trama: la trasformazione di un genocidio in routine amministrativa, in occasione economica, in retorica di propaganda. È la logica burocratica, la banalità del male che riduce gli esseri umani a ostacoli, il dolore a variabile statistica, la sofferenza a intralcio da rimuovere. Vi ricorda qualcosa? Qualcosa avvenuto soltanto 90 anni fa?
Nel più remoto passato, prima di Cristo, c’era un curioso e strano uccello, la Fenice, e quest’uccello ogni quattro o cinquecento anni si costruiva una pira e ci si immolava sopra. Ma ogni volta che vi si bruciava, rinasceva poi subito dalle sue stesse ceneri, per ricominciare. E, a quanto sembra, noi esseri umani non sappiamo fare altro che la stessa cosa, infinite volte, ma abbiamo una cosa che la Fenice non ebbe mai: dovremmo sapere la colossale sciocchezza che abbiamo appena fatto eppure non la smettiamo di accendere i nostri fetenti roghi funebri e di saltarci sopra.
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E allora il monito di Primo Levi pesi sulle spalle e sulle coscienze dei responsabili di chi, vittima storica di genocidio, ha acceso oggi un nuovo rogo e ci è saltato sopra da carnefice
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Shemà Israel! Ascolta Israele! Questi precetti ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai.
Parlane ancora, risvegliati da questo sonno, da questo sonno della ragione.
Shemà Israel! Ascolta Israele!
Massimo Mezzetti
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