Galimberti demolisce la scuola che non educa: 'Per i docenti ci vorrebbe test della personalità, senza empatia non si può insegnare'
Incontro con il filosofo prima della lezione in Piazza Grande: 'Scuola unico luogo dove non si licenzia chi non sa fare il proprio lavoro. Il 'ruolo' andrebbe abolito, come le Università on-line. Empatia e alla base dell'insegamento, chi non ce l'ha non potrebbe e non dovrebbe insegnare'
Incontro con il filosofo prima della lezione in Piazza Grande: 'Scuola unico luogo dove non si licenzia chi non sa fare il proprio lavoro. Il 'ruolo' andrebbe abolito, come le Università on-line. Empatia e alla base dell'insegamento, chi non ce l'ha non potrebbe e non dovrebbe insegnare'
Incontriamo, quasi in solitaria, Umberto Galimberti, poco prima delle 11, al Sant'Agostino, mezz'ora prima della salita sul palco di piazza Grande a Modena dove terrà da li a poco la sua lezione magistrale.
La critica è netta, come il suo pessimismo senza alternativa, che gli facciamo notare quando afferma che dalla degenerazione di una scuola e di un corpo docente che a suo dire avrebbero perso il senso originale, quello di educare sul modello dell'antico rapporto maestro-discepolo 'non se ne esce'.
'Con una critica così netta e con la condanna dell'approccio attuale all'insegnamento, non si rischia di annullare e demolire anche quelle esperienze positive che vanno in direzione opposta, che mettono al centro la relazione e l'empatia tra docente e studente?' - chiedo. 'Ha ragione' - risponde. E qui ritorna sul punto della qualità della relazione tra insegnante e studente. Incentrata sulla relazione empatica, e che non si riduce certo ad andare 'a mangiare la pizza insieme. Anzi gli insegnenti non dovrebbero farlo perché così si mostrano come loro, come i ragazzi e non è così' - afferma. Galimberti, che racconta di avere vissuto malissimo la sua esperienza scolastica, di essersi ritirato e di avere preparato esami da privatista, afferma che 'il problema è sempre la persona'. 'La persona che conta e la sua capacità di relazionarsi empaticamente con gli studenti. Per questo dovrebbe esserci un test della personalità che misuri l'esmpatia per chi vuole insegnare e l'insegnamento andrebbe impedito a chi non lo supera', così come per l'insegnamento dovrebbe essere richieste competenze anche a livello psicologico. 'Come si fa a non pretendere un esame di psicologia dell'età evolutiva a chi è chiamato ad insegnare a soggetti in età evolutiva?'
'Purtroppo - continua Galimberti - la scuola è l'unico luogo nel quale non si può licenziare chi non sa fare il proprio lavoro. Ovvero non è capace di insegnare ed educare'. Educazione e formazione, appunto, da non confondere con istruzione. 'Processo che non può accadere in classi da 25 o 28 studenti, e in aule dove i PC hanno sostituito i libri di letteratura, unici strumenti attraverso i quali educare alle emozioni: alla rabbia, alla speranza, alla gioia, alla paura'.
E qui il tema delle emozioni da educare e da gestire, attraverso la guida empatica degli insegnanti, scivola sul fronte delle manifestazioni delle emozioni e delle pulsioni dei ragazzi. 'Bisogna capire e distinguere stato pulsionale che può sfociare in violenza e stato emozionali'. E anche su questo fronte, secondo Galimberti, la scuola sbaglia. 'I bulli preda delle loro pulsioni, oggi vengono sospesi, mentre bisognerebbe tenerli a scuola il doppio per gestirle quelle pulsioni, e trasformarle in educazione ai sentimenti. E se non si educano i sentimenti allora si arriva al caso di giovani che non riescono a distinguere il rapporto sessuale da uno stupro'
Gianni Galeotti
Di seguito la risposta alle nostre domande, fuori e dentro la sala stampa allestita al Palazzo dei Musei in S.Agostino
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